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Parlamento e Governo s’impegnano a risolvere il paradosso dell’acqua in Irpinia, il bacino imbrifero più grande del Sud, uno dei più importanti d’Italia, dove i rubinetti restano a secco un giorno sì e l’altro pure.

Ieri la commissione ambiente della Camera ha ascoltato le ragioni del perché direttamente dal presidente dell’Alto Calore, Lello De Stefano.
Il caso Irpinia è risultato ancora più singolare a confronto con quello di altre aziende idriche italiane: A2A, Acquedotto pugliese, Società metropolitana Acque Torino, Acquedotto lucano, quello delle Marche e dell’Umbria, Abc di Napoli.

De Stefano ha parlato di «una ingiustizia storica» e ha consegnato alla Commissione un documento in cui racconta la storia dell’emergenza idrica, le cause, gli effetti che produce. Il contesto: un territorio povero, con bassa densità abitativa ma con chilometri e chilometri di reti. Gli stessi dell’Abc ma con un quarto della popolazione di Napoli, la tariffa più alta e «impianti che non vengono rinnovati da venti anni».

«Occorre una perequazione della risorsa idrica», ha sottolineato il manager irpino. «In Campania l’Alto Calore è l’unico gestore che dà l’acqua, la capta, la solleva sostenendo costi maggiori degli altri. In questo momento Benevento – Acqua Campania – di acqua non ne avrebbe se non gli venisse fornita dall’Irpinia». Stesso discorso per l’ABC. Una anomalia.
«E’ stata una occasione per rendere visibile sia agli altri operatori del settore che al Parlamento le difficoltà del momento», ha commentato De Stefano. Ermete Realacci, presidente della Commissione ha assicurato il suo impegno: «Il caso Irpinia è emblematico dei problemi di sviluppo delle aree interne».

Tino Iannuzzi, deputato del Pd e componente della commissione, ha giudicato positivamente l’incontro: «Abbiamo promosso una indagine conoscitiva in relazione alla emergenza idrica in Irpinia di questa estate. Ho ascoltato con interesse De Stefano che ha fornito elementi preziosi per capire cosa succede. C’è necessità anche in relazione ad una crisi che non è terminata – nel rispetto all’evoluzione di una condizione climatica che si caratterizza per la mancanza di piogge – di investimenti per ammodernare le reti, per eliminare le perdite e per identificare e valorizzare nuove fonti di approvvigionamento della risorsa idrica. Noi stiamo lavorando molto perchè i finanziamenti siano impiegati con tempestività ed in modo efficiente eliminando anzitutto gli impedimenti burocratici. Condivido l’esigenza di cui si fa portavoce De Stefano, di un intervento perequativo tra le zone interne ricche di acqua e le aree metropolitane di Napoli».