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Avellino – Berlusconi e Fi diventano gli “interlocutori naturali” dell’Udc e Ciriaco De Mita non ci sta. Fine dello scudocrociato? Potrebbe succedere perché l’Udc è soprattutto De Mita. Per ora il leader di Nusco prendere le distanze da quanto deciso ieri dal Consiglio nazionale dell’Udc che si è riunito a Roma e ha dato mandato – con soli tre voti contrari – al segretario Lorenzo Cesa di iniziare un “percorso di avvicinamento” in vista delle elezioni politiche. Perché la scelta di legarsi al Cavaliere?
“In Italia oltre a noi – ha dichiarato Cesa – a riconoscersi nel Ppe, è Forza Italia in primis che ha un profilo assolutamente europeista. Serve una nuova fase di rilancio dell’Udc. L’esperienza della Sicilia ci dimostra che ce la possiamo fare. Crediamoci. Al termine del Consiglio vi chiedo di affidarmi il mandato ad avviare un percorso di avvicinamento stringendo un rapporto di collaborazione ed alleanza con le forze che condividono con noi la collocazione nel Ppe, a partire da Forza Italia”.

Una scelta sbagliata secondo il vice segretario dell’Udc Giuseppe De Mita, nipote prediletto di Ciriaco.
“In una situazione complessa come si presenta oggi il quadro politico italiano – ha spiegato – non è possibile definire alleanze così a cuor leggero. E’ un grande e grave errore di valutazione stringere accordi con la Lega e con la destra populista e antieuropeista. Tra l’altro, queste decisioni semplicemente comunicate al Consiglio Nazionale del partito possono presentare evidenti margini di illegittimità. Le scelte sulle alleanze che implicano l’utilizzo del simbolo – ha aggiunto De Mita – devono essere formalmente assunte dal Congresso nazionale. Abbiamo, infatti, portato avanti un tesseramento, che ha fatto registrare oltre cinquanta mila nuovi iscritti, e abbiamo eletto i delegati al Congresso nazionale in quasi tutte le Regioni proprio con questo obiettivo e questa prospettiva. Senza un passaggio congressuale, aperto e trasparente, nessuno, nemmeno il segretario nazionale, è legittimato a decidere per l’Udc”. Dunque una scelta sbagliata e pure illegittima. E se è così De Mita non vuol concedere neppure l’utilizzo del simbolo.

Per Cesa però “in solitudine non si può andare, bisogna fare una scelta di campo in vista delle prossime elezioni politiche”. Il segretario boccia l’idea di De Mita Ciriaco di inseguire di fare un quarto polo o addirittura un quinto: “Non sarebbe serio. I partiti del centrosinistra in Europa non hanno saputo dare risposte alla riduzione dei posti di lavoro, al fenomeno dell’immigrazione di massa, al l’invecchiamento demografico e alla natalità sempre più bassa. In Italia Renzi è partito dal 41 % delle Europee, ora dopo il referendum si trova con una popolarità ai minimi termini”. Dello stesso avviso il presidente del partito Antonio De Poli: “Oggi l’Udc fa una scelta di campo chiara e coerente. L’obiettivo è costruire il Ppe italiano: la nostra comunità politica appartiene alla famiglia del Partito popolare europeo e, al di là dell’emergenza e della fase di responsabilità, questa è la nostra collocazione naturale in alternativa alla famiglia del Pse o socialisti europei”.
Insomma Berlusconi ci aspetta, senza De Mita Giuseppe inviato a dimettersi da vice segretario dell’Udc considerata la posizione “divergente” rispetto a quanto deliberato dal Consiglio nazione. Preda atto dell’ “incompatibilità con il ruolo di vicesegretario nazionale del partito”.

Intanto Forza Italia fa festa: “La vittoria alle prossime elezioni politiche – afferma Paolo Romani, presidente dei senatori di Forza Italia – passa anche e soprattutto attraverso il rafforzamento della componente del centrodestra che fa riferimento al Ppe. Le parole del segretario dell’Udc Cesa, che considera Berlusconi e Forza Italia interlocutori naturali, sono dunque molto importanti perché consolidano il progetto di un grande centrodestra pronto a governare ed alternativo alla sinistra”. Per il segretario nazionale di Rivoluzione Cristiana Gianfranco Rotondi “l’apporto dell’Udc alla lista del Partito Popolare Europeo sarà trainante per superare il venti per cento e guidare un centrodestra di governo con Silvio Berlusconi nuovamente protagonista”.
La storia è sempre la stessa: si dice collaborazione e alleanza tra coloro riconoscono nei valori fondanti di una proposta politica per dare risposte concrete e soluzioni, ma in realtà si sa che per l’Udc buttarsi a destra significa superare lo sbarramento e per Berlusconi accogliere qualche centrista vuol dire controbilanciare la destra populista. Si vedrà se il modello Sicilia è replicabile su scala nazionale: per il candidato del centrodestra Nello Musumeci ci sono Forza Italia, Fdi-Noi con Salvini, Idea Sicilia di Roberto Lagalla, Diventerà Bellissima e Udc.

In Campania bisognerà fare i conti con Ciriaco De Mita che prevedendo quanto sarebbe accaduto ha già stretto accordi con il Ministro dell’Interno Angelino Alfano e con altri esponenti del centrismo, mentre mantiene saldi i rapporti con il governatore Vincenzo De Luca – in consiglio regionale ci sono Maurizio Petrarca e Maria Ricchiuti – e con buon parte del Pd. Per il leader di Nusco è ancora presto per giocare a carte scoperte: la sua capacità di mediazione gli permettere ampi margini di manovra fino al giorno prima delle elezioni. E’ stato sempre così.