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Benevento – Tre presenze in serie A con la maglia dell’Inter negli anni ’70, poi la B con la maglia del Monza e tanta serie C tra Taranto, Prato, Rende, Galatina e Martina. Renato Acanfora ha smesso di giocare all’inizio degli anni Novanta dando l’addio al calcio nella sua Scafati, ma ci ha impiegato poco a specializzarsi in medicina dello Sport e analizzare l’attività agonistica da un altro punto di vista. Dopo gli incarichi con Salernitana e Avellino, ora è il responsabile medico della Givova Scafati, squadra di basket iscritta al campionato di serie A2.

Questa mattina è intervenuto a Benevento nel corso del convegno organizzato dall’Istituto Palmieri dal titolo “Lo Sport fa bene al cuore” attirando l’attenzione degli studenti sui temi specifici dell’attività sportiva, sull’alimentazione e sul dosaggio degli allenamenti, dettaglio non trascurabile ma soprattutto variabile di età in età. C’è stato spazio anche per la tematica doping, a Benevento purtroppo attuale a causa del caso che ha visto coinvolto il capitano Fabio Lucioni subito dopo la gara di andata con il Torino. Un episodio che lo ha privato del sogno di giocarsi le proprie carte in serie A alla guida della difesa del Benevento: “E’ stato un episodio sfortunato – ha detto Acanforatuttavia quel tipo di medicinale non dovrebbe essere negli armadietti di società sportive, considerando i controlli frequenti soprattutto nel calcio. Oggi basta poco per essere incastrati, in special modo in serie A e B dove l’antidoping è previsto dopo ogni impegno agonistico. Nel basket è diverso, l’antidoping è sporadico e ci vede coinvolti raramente, ma se ti trovano impreparato scattano pesanti squalifiche”.

Acanfora ha poi tracciato un parallelo con i suoi trascorsi da giocatore: “Se i controlli di adesso ci fossero stati all’epoca, mi avrebbero squalificato almeno due volte. Una volta mi sorteggiarono all’antidoping ma non mi presentai perché fui sostituito a fine primo tempo e me ne andai. Nella seconda, invece, assunsi un diuretico per facilitare le operazioni, cosa che oggi non sarebbe assolutamente consentita”. Infine, una curiosa rivelazione: “Non ci crederete, cari ragazzi, ma in percentuale gli sport in cui si fa maggiormente assunzione di sostanze dopanti sono le bocce e il ping pong. Per evitare che le mani tremino e migliorare le prestazioni, si assumono prodotti illeciti”.