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Benevento – Come se non bastassero i tanti problemi che affliggono il Benevento, ultimo in classifica e ancora fermo a quota zero con otto sconfitte sul groppone, nel Sannio scoppia improvvisamente la grana portieri. A Verona Baroni decide di puntare su Brignoli, motivandone il perché con il più classico e scontato “scelta tecnica“. Nessun infortunio, dunque, ha privato lo sloveno del posto tra i pali ma la mancata presenza di quest’ultimo in panchina ha sollevato un inevitabile polverone. Belec è finito in tribuna al “Bentegodi” e subito si sono susseguite diverse ipotesi che hanno dipinto un quadro non certamente idilliaco. Impegnato con la Nazionale fino all’8 ottobre, dove ha visto infrangersi il sogno Mondiale tra l’altro senza neanche essere impiegato, l’estremo difensore scuola Inter avrebbe rifiutato di sedersi al fianco di Baroni, preferendo lasciare tale onore a Piscitelli

Un episodio che certamente non giova sui già fragili equilibri di un gruppo il cui morale è ai minimi storici e che Baroni avrebbe probabilmente potuto gestire in maniera differenza. Non tra i più amati dalla piazza, Belec non è parso certamente essere l’indiziato numero uno del travagliato avvio di stagione della Strega. Se si escludono la rete di Allan a Napoli, quella che aprì la goleada azzurra, e la punizione di Brozovic contro l’Inter, quando si fece beffare sul proprio palo, non sembrerebbero esserci altre grandi responsabilità dello sloveno sulle altre diciassette (!) marcature incassate dal Benevento in otto giornate.

Premesso che, se vero e confermato, il gesto di Belec è da condannare (un professionista “stipendiato” dovrebbe accettare le scelte del proprio mister), decidere di cambiare portiere in una sfida tanto delicata come quella di Verona è parso un azzardo. Una mossa che ha turbato ulteriormente la già fragile psiche di una squadra costretta a muovere la classifica in uno scontro diretto per la salvezza. Una situazione figlia anche delle scelte di mercato, perché il Benevento è l’unica formazione di serie A ad aver deciso di puntare sul dualismo per la maglia numero uno. Adesso servirà chiarezza ma la sensazione è che Brignoli abbia superato il collega nelle gerarchie dell’allenatore fiorentino, obbligato adesso alla  non semplice impresa di stimolare una squadra che corre il rischio di deprimersi e di non credere più in un obiettivo realisticamente difficile da raggiungere ma non ancora sfumato definitivamente.