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di Fiorella Viola

Tutti accorrono a festeggiare il nuovo nato abbandonando però il capezzale del moribondo. Così il Sannio potrebbe per l’ennesima volta cadere preda delle solite sirene che in prossimità di ogni elezione vengono tirate fuori dagli abissi dai politici per incantare l’elettorato e incanalarlo come un gregge di pecore verso i loro recinti.

Il caso dell’investimento della Nestlè nel Sannio potrebbe essere l’ennesimo miraggio. Potrebbe perché già in passato tanti altri investimenti presentati in pompa magna a ridosso delle elezioni si sono sgonfiati subito dopo.

Sono ancora vivi nella memoria di tanti gli annunci sull’insediamento della Piattaforma Logistica, sull’Ikea, quelli sul Data Center di Poste Italiane e il caso di Airola in cui le aspettative sono state abbondantemente disattese.

Ingegneri, impiegati amministrativi, addetti al personale, operai, comunicatori, sviluppatori e programmatori. Centinaia e centinaia di posti di lavoro promessi ma mai concretizzatisi. Nel frattempo però centinaia e centinaia di giovani, molti più del numero dei posti promessi, è stato costretto ad andare all’estero per riuscire a trovare un lavoro per colpa di chi ha abbandonate le aziende del territorio.

E adesso è il turno della Nestlè e delle elezioni politiche del 2018. Avanti tutti, dunque. Tutti lì il 12 settembre pronti a mettere il proprio sigillo politico sulle oltre trecento assunzioni annunciate nel Sannio, ma che poi sono già diventate 250 in un altro comunicato e addirittura la metà in un altro annuncio.

Ma numeri a lotto a parte, il 12 settembre, alla presentazione del piano di investimenti che ha come obiettivo la trasformazione dello stabilimento Nestlé di Benevento in “hub internazionale” per la produzione della pizza, ci sarà infatti il gota della politica e non solo locale e nazionale.

Il sindaco Clemente Mastella, Filippo Liverini, presidente Confindustria Benevento, Domenico Arcuri, amministratore delegato Invitalia, Vincenzo De Luca, presidente della Regione Campania e ben due ministri: Claudio De Vincenti, ministro per la Coesione territoriale e il Mezzogiorno e Carlo Calenda, Ministro dello Sviluppo Economico.

Tutti pronti ad abbracciare il nuovo nato e a girare nel frattempo le spalle ai moribondi. Tutti dimenticano infatti che in questa terra per un’azienda che assume ci sono decine di industrie in affanno o addirittura in procinto i chiudere per le lungaggini e le inadempienze della politica.

Ma i politici hanno la memoria corta e non ricordano i milioni di euro di danni prodotti dall’alluvione dell’ottobre 2015. Delle centinaia e centinaia di aziende piccole, medie e grandi che sono state costrette a licenziare i propri dipendenti perché mai risarcite dei danni patiti, perché abbandonate dalle istituzioni e dalla politica. In tanti hanno già chiuso e altri chiuderanno.

Ma la memoria è corta e l’indignazione difficilmente è più forte del miraggio delle assunzioni in una terra in cui il lavoro è sempre stato il sogno di intere generazioni.

Invitalia sarà qui a presentare il nuovo piano di sviluppo Nestlè, ci sarà De Luca, ci saranno due ministri e ci sarà il Sindaco. Ma mentre loro penseranno a come trasformare tutto ciò in consenso elettorale dimenticano il Sannio che muore. Dimenticano di come hanno contribuito a distruggere centinaia e centinaia di posti di lavoro.

Mentre correranno ad acciuffare telecamere e microfoni si ricorderanno di spiegare anche dove sono i soldi che dovevano aiutare le aziende ad uscire dal guado dopo l’alluvione di ottobre 2015? 

Loro credono si sia fatto abbastanza, ma i lavoratori licenziati e gli imprenditori sull’orlo del baratro saranno d’accordo?