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Benevento – Il j’accuse lanciato a mezzo stampa alla sanità campana e sannita dal dottor Cristiano Huscher ha scosso l’opinione pubblica locale mettendo in evidenza le già note problematiche che affliggono l’azienda ospedaliera di Benevento, con specifico riferimento al nuovo Piano ospedaliero varato dalla giunta De Luca e alle carenze strutturali e di servizi del nosocomio sannita. Huscher, dopo aver diretto il reparto di Chirurgia oncologica all’ospedale Rummo di Benevento, si è trasferito da poco a Padova, nel policlinico di Abano, istituto privato accreditato con il S.S.N. 

Sulle esternazioni polemiche del luminare di oncologia è intervenuto l’ex Direttore Generale del Rummo di Benevento, Nicola Boccalone. Huscher arrivò nel capoluogo proprio durante la gestione triennale (dal settembre 2011 al novembre 2014) di Boccalone attraverso una procedura di evidenza pubblica del 2012 che vide il primario passare da una struttura privata a un’altra pubblica.

“Ricordo che non tutti erano contenti di quella assunzione ma l’apertura che facemmo alla qualità diede buone risposte da subito portando ad un miglioramento collettivo del Rummo. In piena autonomia Huscher ha organizzato la sua attività e gli venne messa a disposizione anche una parte della rianimazione per la sua chirurgia”. Così Boccalone che nel 2012 accolse il “maestro” dell’oncologia: “Il dottor Huscher va ringraziato per il lavoro svolto ma resta un po’ di amarezza e rammarico nel modo in cui le strade tra lui e l’azienda ospedaliera si sono divise, sbattendo la porta dopo che nel 2015 aveva anche vinto un concorso. Non mi aspettavo questa scelta; non vorrei avesse dimenticato che anche grazie alla struttura pubblica si è potuto mostrare al grande palcoscenico della sanità. Sarebbe stato più consono – prosegue Boccalone chiarire i destinatari delle sue accuse e le differenze temporali in relazione ai problemi sollevati. Con tutto il rispetto che ho per lui direi che si potrebbe definire come un novello ‘Core ingrato’ “.

“All’epoca del suo arrivo vincemmo la sfida della qualità in un epoca di vacche magre e di spending review. Bisogna ricordare che dal 2010 la sanità campana è commissariata e che in 3 anni, dal 2011 al 2014, i fondi per il Rummo sono scesi da 129 a 112 milioni di euro. Ci si è mossi e ci si continua a muovere in un periodo anormale in cui però  – rimarca Boccalonesia il Rummo che il Moscati di Avellino, nel 2016, hanno anticipato il Piano di Rientro economico facendo, per così dire, presto e bene i  compiti”.

L’ex Direttore generale dell’Azienda Ospedaliera ricorda che durante il commissariamento non si possono fare assunzioni e bisogna rispettare norme rigorose ma con la scelta di Huscher si puntò sulla qualità riuscendo a migliorare i servizi sanitari con meno soldi: “Il Rummo registrava una mobilità passiva in cui erano i pazienti di fuori regione a scegliere il nostro nosocomio; un eccezionale inversione di tendenza. Ciò che oggi non vedo è una vision, una mission, un piano programmatico serio che mantenga i Livelli Essenziali di Assistenza attraverso una valutazione accurata delle risorse finanziarie disponibili”.

Proprio sulla questione dei LEA e la ricalibrazione delle competenze e dei fondi previste dal nuovo piano regionale ospedaliero, Boccalone sottolinea che la partita è ancora aperta: “Il piano regionale ospedaliero è sub-judice e aspetta ancora la validazione dei ministeri competenti. E’ una partita in corso per creare una filiera ospedaliera per ambiti”.

Sull’annessione del presidio ospedaliero Sant’Alfonso de’ Liguori di Sant’Agata de’ Goti all’ospedale “Rummo” di Benevento, Boccalone appare preoccupato e scettico: “Non credo sia la migliore soluzione per assicurare i livelli essenziali di assistenza. Mi sembra che per spegnere una proposta si sia deciso si avviarne un’altra che appare traumatica pensando che spaccando una mela a metà se ne possano creare due; non è così. Il Polo Oncologico – insiste il manager sannita – dovrebbe avere una dimensione regionale, invece si rischia di spostare semplicemente un pezzo del Rummo, dove già c’è un Polo Oncologico, a Sant’Agata de’ Goti. Per mantenere Dea di secondo livello e creare contemporaneamente un polo oncologico devi prendere altra materia prima, associare più posti letto. Spero in una redistribuzione a livello regionale dei posti letto e che il Polo non sia semplicemente una derivazione del Rummo. Spero – conclude l’ex Direttore Generale – che il Rummo possa recuperare presto il senso di fiducia da parte dei pazienti”.