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Benevento – Sulla vicenda che ha coinvolto il mediatore culturale Musah Awadu e un’infermiera del Rummo intervengono, attraverso una nota stampa, il segretario generale aggiunto della Uil Avellino/Benevento, Fioravante Bosco, e il segretario responsabile della Uil Federazione Poteri Locali di Benevento, Antonio Pagliuca.

I due attaccano duramente il 37 enne ghanese accusandolo di aver aggredito con offese e calunnie l’operatrice e aver inveito come una furia . Le accuse di Bosco e Pagliuca sono rivolte anche alle “varie associazioni di sinistra che hanno dato per scontato quanto raccontato dall’immigrato”.

Ricordiamo che pochi minuti fa, attraverso un comunicato stampa,  l’ospedale Rummo ha smentito le parole del mediatore culturale mentre l’infermiera ha provveduto a denunciare Musah.

Queste le “precisazioni” dei due sindacalisti: “In riferimento all’episodio di presunto razzismo che si sarebbe verificato a carico dell’immigrato Musah Awudu in data 27.01.2018, dopo aver accertato quanto effettivamente accaduto, tengono a precisare quanto segue. L’immigrato si era presentato presso il Triage dell’Azienda Ospedaliera “G. Rummo” di Benevento per farsi medicare una lieve ferita lacero-contusa al labbro inferiore. Alla richiesta di meglio declinare le proprie generalità, non riscontrabili dal documento mostrato all’operatrice, si arrabbiava aggredendo verbalmente la stessa operatrice. Dopodiché l’apostrofava con offese e calunnie, alla presenza di testimoni. Infine, minacciava l’operatrice facendo intendere che sarebbero intervenute altre persone di sua conoscenza”!

Su questo episodio – dichiarano Bosco e Pagliuca – sono intervenute varie associazioni di sinistra che, senza sentire l’altra campana, hanno dato per scontato che quanto raccontato dall’immigrato era una verità incontrovertibile. Invece, questa volta, ha torto solo il sig. Musah Awudu, il quale pur trovandosi in un Paese amico e ospitale, qual è l’Italia, e dinanzi a una donna dal carattere molto mite, non ha esitato ad alzare la voce e inveire come una furia. La nostra assistita ha già sporto denuncia all’A.G. e riferito l’accaduto al direttore generale dell’Azienda. Resta il fatto – concludono Bosco e Pagliuca – che prima di parlare a vanvera bisognerebbe sentire sempre le due campane, e poi trarre le conclusioni. Questa solidarietà a senso unico non è più tollerabile, ed è foriera di allarmi sociali ingiustificati, atteso che nel caso specifico la Collaboratrice professionale sanitaria infermiere ha svolto una ventina d’anni fa una missione in Somalia con la Croce Rossa Italiana, e conosce bene i problemi che affliggono l’Africa”.