- Pubblicità -
Tempo di lettura: 2 minuti

E’ stata la polemica che ha caratterizzato la presentazione delle candidature in Forza Italia. Firmata la ‘pax elettorale’, la resa dei conti è annunciata per quando i giochi saranno fatti. E allora si ritroveranno faccia a faccia Nunzia De Girolamo e Mara Carfagna (nella foto di Liberoquotidiano.it).

Era stata la deputata beneventana, si ricorderà, a scagliare la prima pietra, includendo la collega salernitana tra i “complici” del complotto ordito ai suoi danni dai vertici campani di Fi la notte precedente alla presentazione delle liste.

Persa la posizione di capolista nel collegio proporzionale Avellino-Benevento e catapultata di fretta e furia a Bologna alla ricerca di un seggio sicuro, la De Girolamo accusava il commissario campano De Siano per quanto accaduto e aggiungeva: “A raccogliere le liste, dispiace dirlo, c’era anche Mara Carfagna. Io non riesco ad accettare che esista un metodo di donne che odiano le donne. Mi aspetto che lei prenda le distanze da questa classe dirigente, perché lei è una donna diversa che ha fatto tante battaglie per le donne”.

Ma la presa di distanze non è arrivata, anzi. Rispedita al mittente la teoria del complotto, – “difficile immaginare che in un partito si possano prendere decisioni importanti senza la condivisione di tutti i livelli decisionali. Nessuna congiura ma solo scelte sofferte” – la Carfagna, intervenuta martedì a ‘L’aria che tira’ su La7, ha rinviato al post voto la definizione della vicenda. “Si è parlato di metodo camorristico. Sono state utilizzate parole che ledono l’onorabilità e la reputazione delle persone. E’ chiaro che saranno le sedi competenti a ristabilire la verità”. Querela in vista? “Non lo so, non è un problema di adesso. Oggi si fa la campagna elettorale”.

Quanto alla solidarietà alla De Girolamo, Mara Carfagna non si sottrae: E però: “Sono solidale con lei così come con tutte le persone escluse. Anche i maschietti. Perché parlare di questione femminile, in questo caso, vuol dire dare uno schiaffo a tutte le donne realmente discriminate”.