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Benevento – I vertici della Gesesa ( il Presidente Gino Abbate e i consiglieri Alessandra Itro e Antonio Orafo) replicano alle critiche espresse a mezzo stampa da Altrabenevento prima e da Fausto Pepe poi, sulla crisi idrica nel Sannio.

Di seguito pubblichiamo la nota stampa integrale della Gesesa:

“Non sfugge a nessuno che ormai sempre più spesso Gesesa viene arbitrariamente gettata nel calderone del dibattito politico. Non è un caso. Passando in rassegna i resoconti delle ultime settimane si scopre una ricorrenza esponenziale dell’azienda negli interventi e nelle parole di politici e associazioni. Un’attenzione frutto di tante motivazioni, tutte facilmente comprensibili al di là del valore. Tuttavia un’azienda tanto importante, per quanto in regime di diritto privato, non può consentire che si diffondano falsità sul proprio operato e sulla qualità del servizio rivolto ai cittadini. Gesesa mesi fa, ben prima degli allarmi nazionali e locali, ha attivato un proprio centro di coordinamento per fronteggiare una possibile crisi idrica. Tra l’altro, sono costantemente monitorati i livelli delle forniture e delle scorte così da evitare quanto accaduto in occasione della crisi 2007 con il Capoluogo rimasto a secco per più giorni. Sulla scorta di quell’esperienza, sono stati allertati tutti i 21 comuni serviti nella provincia sannita sollecitando ai sindaci misure in grado di evitare sprechi ed attivando un’apposita campagna di sensibilizzazione presso l’utenza. Allo stesso tempo, come spiegato in tutte le sedi istituzionali, dalla Regione alla Prefettura, sono partite in diversi comuni manovre di bilanciamento utili ad evitare scompensi  che potrebbero lasciare senza acqua migliaia di utenze. Va sottolineato che mentre divampa la polemica a fini politici, si aggrava la situazione di Melizzano, Frasso Telesino, Tocco Caudio, Castelpagano e Colle Sannita: è bene ricordare che Gesesa serve circa 56mila famiglie sull’intero territorio del Sannio. Troppo facile ma sicuramente non utile a risolvere le criticità, sarebbe chiedere il confronto con le situazioni che si registrano in comuni non serviti da Gesesa: non interessa né avere medaglie di merito né convincere i detrattori, preme spiegare rischi e cause. A questo fine si precisa che la gestione delle risorse interregionali, come la portata in arrivo dal Biferno, rientra nelle competenze della Regione: quindi, coloro che sono impegnati nella difesa di Benevento, dovrebbero rivolgere le proprie segnalazioni a quell’ente e ai suoi rappresentanti territoriali. Il presidente del CdA Gesesa solo ieri, insieme a tutti i colleghi degli enti di gestione, è stato a colloquio con il governatore De Luca proprio per affrontare i rischi e le modalità di prevenzione di una possibile emergenza. D’altra parte è evidente che la difesa delle risorse e del territorio dovrebbe essere patrimonio di ogni forza politica. Il tema, ovviamente, potrebbe essere anche affrontato in sede di Governo nazionale, con particolare riferimento al settore ‘Infrastrutture’. I pozzi di San Salvatore Telesino, in questi giorni alla ribalta della stampa, sono valutati da Gesesa quale possibile soluzione in caso di crisi, per prevenire l’emergenza che potrebbe investire Benevento e la zona alta in particolare. Su questo tema va ricordato che già oggi il capoluogo è servito in maniera quasi totalmente separata: i rubinetti della parte alta sono alimentati dal Biferno e la parte a quota più bassa dai pozzi di campo Mazzoni. Nulla si modificherebbe nel caso fosse immessa l’acqua di San Salvatore, a meno che non si voglia immaginare che per i residenti della zona alta esista un diritto più importante di quello degli altri cittadini. Su questo argomento chi interviene a difesa di presunti diritti violati, farebbe bene a chiarire se lo fa da avvocato di una parte o è, come Gesesa, interessato all’interesse collettivo. Perché non passi l’idea che chi la spara più grossa la vince, è bene anche aggiungere che uno studio commissionato alla Federico II ha sancito che i pozzi di San Salvatore, realizzati negli anni ’80, a causa del mancato utilizzo hanno mantenuto intatte le potenzialità produttive. La durezza dell’acqua, segnalata come indice della qualità, è calcolata nei pozzi 7-8-9 e 12 con valori che vanno da 26°f a 38°f. Gli ultimi aggiornamenti la segnalano complessivamente a 35°f, con valori in discesa quando ci si muove da Sud-Est a Nord-Ovest, da Grassano verso Faicchio. In ogni caso i valori risultano più prossimi al 21°f della Torano-Biferno che al limite di 50°f consigliato dalle norme in materia. In grande sintesi: in caso di mancata fornitura dell’acqua del Biferno per scelte regionali, Gesesa sta lavorando per avere immediatamente disponibile una risorsa alternativa, potabile e di qualità, per non lasciare a secco la Città. Tutto questo non avvenne nel 2007, quando la crisi si abbatté senza preavviso o monitoraggio su Benevento e da allora le condizioni infrastrutturali non sono significativamente cambiate. Tutti i soggetti politici del territorio non possono prescindere dai fatti citati: gli interlocutori politici intenzionati a dirottare altrove le risorse del Biferno lavorano a Napoli (né a Roma né ovviamente a Benevento), le condizioni infrastrutturali del territorio senza alternative potrebbero mettere il territorio in ginocchio a partire dalla zona alta del capoluogo; Gesesa sta lavorando a creare alternative. Tanto era dovuto per il rispetto che merita l’utenza”.