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Fiamme Gialle ancora al Comune. Per la seconda volta nel giro di pochi giorni. Due incursioni utili a recuperare tutto il carteggio necessario all’indagine in corso sul ‘San Filippo Neri’.

Un protagonismo che non deve sorprendere. Laddove la politica si dimostra incapace di fornire risposte adeguate, l’intervento della magistratura è persino auspicabile.

E in questo caso l’indagine è la conseguenza fisiologica e diretta di una mancanza.

Tanto più che gli interrogativi sul tappeto potevano essere evasi con poche righe e in breve tempo.

Nessun mistero da scrutare, enigma da risolvere, segreto da investigare. Per evitare che il caso approdasse in altre sedi, bastava rispondere a un quesito, semplice semplice: Come sono stati gestiti dall’Ente Morale San Filippo Neri i soldi ricevuti dal Comune di Benevento per la vendita di una parte del complesso di San Vittorino? Cosa ne è stato dei circa due milioni di euro incassati in virtù di un’operazione risalente al 2006 e resa possibile da un finanziamento regionale?

E non che le occasioni siano mancate. Nella scorsa consiliatura, infatti, della questione se n’è discusso eccome. A porre le domande di cui sopra, più e più volte, alcuni consiglieri di minoranza. A partire da Mario Zoino, all’epoca presidente della commissione Patrimonio. A dargli man forte, Luigi De Nigris, Nazzareno Orlando, Luigi Trusio.

Interrogativi girati innanzitutto al diretto interessato: il presidente dell’Ente, l’avvocato Antonio Caroscio, nominato – e sul finire della consiliatura confermato – dall’amministrazione Pepe.

Questi – ha ricordato di recente Zoino – “nella sua nota di riscontro inviata al Sindaco, non solo non forniva alcuna informazione rispetto alla nostra richiesta, ma la definitiva addirittura strana”- Nella sua nota – protocollo, n. 91851 del 30 ottobre 2015, scriveva infatti: “Egregio signor sindaco ho ricevuto una strana richiesta, nella mia qualità di presidente del Cda della fondazione morale San Filippo Neri di Benevento…….”.

Invitato pure a riferire in Commissione, lo stesso Caroscio declinava l’invito, non riconoscendo la competenza in materia dell’organismo consiliare.

Zoino e gli altri non demordono. Ma il 16 febbraio del 2016 la discussione in Consiglio si conclude con un altro nulla di fatto: La fondazione è un ente di diritto privato con propria personalità giuridica e non è tenuto a mostrare le carte. Semmai, trattandosi di una operazione finanziata dalla Regione e in cui il Comune è stato semplicemente benefattore, è a palazzo Santa Lucia che bisogna chiedere – in sintesi, la replica della maggioranza.

A fare tesoro di questo consiglio, e arriviamo ai giorni nostri, è Clemente Mastella. Insediatosi da poco, il sindaco vuole vederci chiaro e si rivolge alla Regione Campania. Il risultato? “Una risposta opaca” – dichiara Mastella il 28 settembre scorso, sollecitato in aula da Giovanni Quarantiello, oggi esponente di minoranza ma nella scorsa esperienza consiliare consigliere di opposizione.

Morale della favola: se le uniche risposte che la politica è capace di fornire sono dei “perché”, “non so”, “non spetta a me”, ci sono due milioni di buoni motivi per salutare con soddisfazione l’intervento della magistratura e della guardia di finanza.