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Montesarcio (Bn) – Tomaž Plavec è un artista sloveno, originario di Ptuju,  un piccolo paese di una regione interna del paese, stretto tra i confini di Austria, Ungheria e Croazia. In un’epoca in cui ha sempre meno    peso nell’estetica degli artisti più giovani la provenienza geografica, Plavec, riafferma un’attenzione specifica ai luoghi e agli umori che se ne traggono. La cultura nella quale si è formato, infatti, è antica e ci parla di commistioni e confronti: tra le radici magiche e sotterranee dell’Europa centrale e l’estremo limite della cultura latina.

In quelle regioni arrivarono un tempo i romani, portando con i coloni, gli usi, le norme e le religioni del Mediterraneo che lì attecchirono con riti e simboli nuovi. Le ultime tracce del culto di Mitra sono reperibili a Ptuju, legando la città di Tomaž a molte aree della nostra Campania. L’arte di Tomaž Plavec è tutta nella commistione, si diceva: di materiali, quali il legno e il metallo, lavorati con cura; di forme, essenziali ed arcaiche o di figure antropomorfe. È tutta anche nel confronto, tra linguaggi lontani, come quello della scultura più alta e dell’artigianato che l’artista lavora e le forme trovate.

Per la sua mostra presso la Galleria Nuvole Arte di Montesarchio, presenta una sua recente ricerca che ha battezMontesarchio,zato “Gente di mare”. Se non conoscessimo la condizione di frontiera delle terre dalle quali proviene sembrerebbe per lo meno singolare che un artista sloveno possa raccontare di barche e di peripli, ma come ha rilevato Marika Vicari, presentando il suo lavoro, le sue forme “rappresentano volti e corpi che cercano di liberarsi da confini e forme. Mentre i volti sono espressi in alluminio, materiale lucido, flessibile e leggero, massa fatta di legno.”

Gente di mare è, perciò, la storia di culture che vengono da lontano e risalgono coste e terre, abbandonando ad ogni passo una parte della propria identità, ma recuperando durante il cammino quanto è solo strettamente indispensabile. Ecco perché alla fine del viaggio, raggiungendo boschi e monti che dal mare sono infinitamente lontani, quel che portano è un bagaglio magro, ormai levigato e scarnificato, barche che non potranno mai tornare a bagnarsi, ma che non dimenticano le fatiche e i sogni dai quali sono partite. Quella di Tomaž Plavec è, perciò, una sommessa lezione sulla storia e il destino della nostra Europa.