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Tremilaseicentoventidue giorni dopo. L’Udeur risorge dalle ceneri in cui l’aveva ridotta l’affondo della magistratura. Un mese ancora e saranno trascorsi giusto dieci anni da quel 16 gennaio del 2008 quando Sandra Lonardo, su disposizione della Procura di Santa Maria Capua Vetere, veniva sottoposta agli arresti domiciliari.

Il boato iniziale di un terremoto giudiziario che sconvolse storie personali e politiche.

Un passato che non passa. Clemente Mastella lo ha ribadito più e più volte in questi giorni: “Lo devo a tutti quei militanti che sono stati ostracizzati e vilipesi in questi anni”.

Il viaggio riparte dal molo Angioino. Gremita, come da previsioni, la sala della Stazione Marittima di Napoli dove a tenere il filo tra l’Udeur che era e l’Udeur che verrà sono i manifesti delle vecchie campagne elettorali.

Ma va da sé che non sarebbe stata vera ricostruzione senza il campanile, pronto a riprende il suo spazio al centro del nuovo simbolo disegnato dal fidato architetto Gianluca Mannato. Una versione riveduta e corretta di quello conosciuto nel primo decennio degli anni duemila. 

A salutare il varo della nuova Udeur vecchi amici e volti nuovi.  E’ un commosso Luigi Nocera, storico luogotenente mastelliano nel salernitano, a dare il via alle danze, una volta che l’applauso della platea – dove folta è la rappresentanza di palazzo Mosti – ha salutato il cortometraggio incentrato sulla recente assoluzione nel processo di Napoli.

Poi spazio a Lorenzo Cesa, primo in assoluto a raggiungere la location partenopea, e quindi al padrone di casa. Parla per circa quaranta minuti (qui l’intervento integrale) Clemente Mastella. E breve è il passo dall’Udeur alle imminenti elezioni politiche. D’altronde la partita è la stessa. E l’ambizione è chiara: porre fine alla diaspora democristiana. La base di partenza è data dai presenti in sala. Detto di Cesa, alla destra del sindaco siede Paolo Cirino Pomicino, mentre nelle battute finali fa la sua comparsa pure Giuseppe Gargani. E’ il Patto di Napoli: “Al Sud bastiamo noi per costruire la seconda forza della coalizione”.

Ma l’auspicio è che anche altri possano rispondere alla chiamata alle armi. I nomi sono sempre quelli: da Raffaele Fitto a Francesco Saverio Romano.

Una reunion che deve vivere “non di nostalgia ma di idealità”. Missione possibile: “L’anima democristiana al Sud esiste e sempre esisterà. Altrimenti perché ci voterebbero ancora?”.

Impostata la destinazione, il viaggio sarà all’insegna della “mitezza”. “Dobbiamo recuperare la forza della tranquillità che era propria della Dc”. Da qui il sostegno a Silvio Berlusconi: “Il Cavaliere rappresenta oggi l’elemento di equilibrio nella democrazia italiana. Senza Forza Italia, visto lo stato di crisi del Pd, il Paese sarebbe stretto tra la presunzione giovanilistica di Salvini e l’arroganza dei grillini. Per questo siamo in campo: per aiutare Berlusconi a vincere la competizione interna al centrodestra e per consentire alla coalizione di superare il 40%. Sia chiaro, quindi, a Salvini: può dire quello che vuole, ma senza democristiani e senza meridionali non si vincono le elezioni”.

Il leader della Lega entra ed esce dalle riflessioni di Clemente Mastella che evidenzia differenze di stile ma anche di sostanza: “Si può essere europeisti e vincere le elezioni. L’esperienza di Macron è lì a dimostrarlo”. E da un tabù da sfatare all’altro: basta anche con la leggenda che i voti si ottengono parlando alla pancia: “Anche dove vince il Movimento Cinque Stelle la partecipazione al voto è ai minimi storici, guardateli bene i dati di Ostia”. E’ a chi si è rifugiato nell’astensione, dunque, che bisogna parlare: “In una società dominata dalla rabbia e dai rancori, la differenza la fa chi suscita una speranza”.

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