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Benevento – Un esame universitario come una montagna da scalare in pieno inverno. Non esiste uno studente che non abbia notato similitudini tra le due cose, nonostante l’apparente distanza che le caratterizza. Lo stress, l’ansia e il tormento sono sensazioni che fanno capolino nell’immediato avvicinamento al test o alla prova orale tanto temuta, ma possono essere limitate in qualche modo. Anzi, molti rimarranno stupiti dal constatare che esiste una tipologia di stress che fa addirittura bene all’essere umano; una tensione positiva, a patto che sia temporanea, ci spinge a rendere al meglio. Negli esami come negli altri ostacoli della vita. 

Di questo – nello specifico della problematica legata all’approccio a una prova universitaria – si è parlato nell’incontro tenutosi questa mattina e organizzato dall’associazione Uning in collaborazione con le associazioni Cusas ed Elsa presso la sala lettura DEMM di piazza Arechi II, dove la professoressa dell’Unisannio Marina Paolucci e il professore dell’Università di Arenzano Mario Truscello hanno tenuto una lezione aperta sul tema abbinando alle spiegazioni teoriche qualche prova pratica volta a dimostrare che lo stress può essere alleviato seguendo qualche semplice buona abitudine. 

Importante, se non fondamentale, la distinzione tra i due tipi di stress, acuto e cronico. Se il primo può generare effetti positivi e spingere all’ottenimento di buone prestazioni, il secondo spinge al logoramento e dunque  – inevitabilmente – al malessere fisico. “Lo stress acuto è quello che accusiamo nel momento in cui ci accingiamo a preparare un esame universitario”, spiega Marina Paolucci. “E’ bene precisare che non tutti affrontano situazioni di stress allo stesso modo e che dunque nessuno va giudicato per le sensazioni provate in un dato momento. Lo stress acuto ha dei sintomi più o meno comuni come bocca secca, nausea e tensione muscolare. E’ facile riconoscersi in questo, più complesso arrivare ad alleviare un certo genere di disagi”. 

Secondo Mario Truscello (nella foto accanto) uno dei segreti per fare in modo che la vita universitaria sia più leggera è ella respirazione. “Le parole chiave sono percezione e atteggiamento, che vanno unite alla respirazione, uno dei pochi elementi che noi in qualità di esseri umani possiamo governare. Allenare la respirazione in tempi di pace, ci tornerà molto utile in tempi di… guerra. Farlo ascoltando musica leggera e con gli occhi chiusi può aiutare non poco. E’ un esercizio che va iniziato in un periodo di tranquillità, vedrete che verrà poi automatico quando gli ostacoli si presenteranno via via davanti ai nostri occhi. Dobbiamo diventare amici del respiro”. 

Poi il docente dell’ateneo ligure ha invitato due studenti a provare nella pratica quanto appena affermato facendo loro leggere un testo prima e dopo aver allenato la respirazione. “Importante è non fare in modo che tanti episodi di stress acuto sfocino nello stress cronico – ha ripreso la Paolucci -; l’adrenalina e quel pizzico di timore che caratterizzano la vigilia di un appuntamento come un esame sono esperienze che si esaudiscono nel breve termine.  Avvertiamo una situazione di pericolo, reagiamo come se fosse in gioco la nostra vita e si attiva il sistema nervoso “simpatico”. Insomma, poco importa se di fronte abbiamo una tigre o un professore, la reazione del nostro organismo è la stessa ed è il frutto di milioni di anni di evoluzione”. 

Dunque: prepararsi, esercitare la respirazione e rileggere con calma i testi consente di memorizzare anche ciò che crediamo di non aver assimilato. Ah, ovviamente bisogna anche studiare, giusto per non dimenticarlo.