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Alife (Caserta) –   I computer obsoleti e quei server sempre mal funzionanti o da aggiornare. Ma anche i quintali di banane per sopperire alla “cronica mancanza di potassio”. Semplificando il discorso, si potrebbe dire che la genesi del dissesto finanziario da 12 milioni di euro dichiarato pochi mesi fa dal Comune di Alife, importante centro dell’Alto-Casertano oggi gestito da un commissario, sia da ricercare nel processo di digitalizzazione dell’apparato burocratico, con decine di determine – alcune emesse lo stesso giorno – per la manutenzione mai fatta dei server, ma anche nell’incredibile passione tutta alifana per il tipico frutto tropicale amato dalle scimmie, che nella sola estate 2008 fece acquistare al Comune la bellezza di quasi un quintale di banane.

Ma nella mole di documenti amministrativi su cui oggi indagano la magistratura ordinaria (Procura di Santa Maria Capua Vetere) e contabile (Corte dei Conti), si notano anche gli artifici di “magia finanziaria” che hanno fatto sparire masse di crediti per milioni di euro assolutamente esigibili; sarà la magistratura a stabilire se per mero guadagno elettorale o personale di amministratori e beneficiari. E’ certo però che il dissesto parte da lontano, ma non troppo, ovvero dalle due amministrazioni del sindaco Vitelli, che governò dal 2002 a metà del 2009. Vitelli era vicinissimo all’esponente del Pdl Carlo Sarro, ex Forza Italia e uomo dell’ex sottosegretario Nicola Cosentino, poi si avvicinò all’allora esponente politico dell’Udc Domenico Zinzi, dal 2010 al 2015 presidente della Provincia di Caserta, altro ente oggi in dissesto finanziario.

I due “fallimenti”, quello di Alife e della Provincia, si incrociano spesso, anche perché Alife ha rappresentato negli anni, per Zinzi, un importante bacino elettorale. Con Vitelli sindaco dunque, la spesa pubblica subisce un’impennata specie tra il 2007 e il 2009, ovvero nella fase finale della sua seconda e ultima consiliatura; Vitelli, al secondo mandato, sa che non potrà più ricandidarsi ma pensa già alle Provinciali 2010 quando si presenterà con Zinzi ma non verrà eletto. Determinante per legittimare le spese folli del Comune la “manica larga” usata dall’allora responsabile del settore finanziario del Comune, Pietro Sansone.

Il 2008 è l’anno delle banane ad Alife: dieci le fatture emesse, tra febbraio ed ottobre, per l’acquisto da parte del Comune di derrate alimentari, tra cui spiccano 200  bottiglie d’olio e oltre 175 kg di banane, di quasi la metà nei tre mesi estivi. Ogni fattura è corredata da un Documento di trasporto che attesta “l’avvenuta consegna delle merce sul comune di Alife”; non si trattava però di “buoni per famiglie bisognose” e nessuno inoltre ricorda che le derrate siano mai state distribuite alla cittadinanza. La consuetudine andava avanti da anni, perché acquisti del genere sono state fatti anche nel 2007 e pagati successivamente dall’Ente. Con Vitelli subisce una decisa accelerazione anche il processo di aggiornamento della strumentazione tecnologica in dotazione al Comune.

Nel 2007 si contano cinque determine, emesse l’8 febbraio, il 23 marzo, il 12 aprile e ben due il 26 settembre; sono tutte scritte allo stesso modo, e autorizzano l’impegno di spesa di 15mila euro ciascuna, per un totale di 75mila euro, per la “sostituzione del server o di almeno un altro elaboratore, tra quelli adibiti al servizio finanziario, al fine di evitare l’incipiente rischio della perdita degli archivi”. La determina prende atto anche “del sopralluogo effettuato dal tecnico esperto della ditta erogatrice del servizio di assistenza software e hardware”. Sempre uguali le ditte cui vanno i fondi per la manutenzione, quattro o spesso cinque, tutte del posto. Nel 2008 gli interventi su computer e server riprendono il primo aprile, e non si tratta del solito “pesce d’aprile”: in quel giorno il funzionario Sansone firma tre determine, in ordine progressivo dalla 17 alla 19. Ogni provvedimento impegna l’Ente a sborsare la solita cifra di 15mila euro sempre per “la sostituzione del server e di almeno un altro elaboratore tra quelli adibiti al al servizio finanziario”; solita dicitura ma anche in questo caso gli interventi non avvengono. Passa qualche mese e a novembre, il 26, riecco la solita determina “pro server”: pochi giorni dopo, l’11 dicembre, Sansone esagera forse in vista del Natale, con tre determine da 15mila euro. In totale nel 2008 sono sette le determine per aggiustare i server per un impegno di oltre 100 euro.

Le ultime due sono datate 30 aprile 2009, poco prima che l’amministrazione Vitelli si concludesse e si andasse alla elezioni. Vitelli non poté ricandidarsi per aver fatto due mandati; fu così eletto Fernando Iannelli. Alla fine del 2009 ecco un’ulteriore operazione di “magia contabile” – forse il colpo di teatro – del funzionario Sansone, che fa letteralmente sparire un’ingente somma di residui attivi, ovvero crediti certi vantati dal Comune per quasi 2 milioni di euro (1.848.935). L’ente rinuncia dunque ad esigere soldi vitali per il suo funzionamento. La circostanza emerge nel corso dell’approvazione del Rendiconto 2008. Iannelli ne chiede conto a Sansone che conferma con una nota del 18 gennaio 2010 di aver cancellato, tra le altre cose, crediti per 336mila euro di Ici non riscossa per gli anni 2002-2003, crediti per oltre 600mila euro relativi ad altri tributi ed entrate proprie per gli anni dal 2003 al 2005, crediti per oltre 330mila euro concernenti il servizio di mensa scolastica per gli anni dal 2004 al 2007; non vengono riscossi neanche i 171mila euro di proventi dalla legge sul Condono Edilizio per gli anni 2002-2003 e 2004.

Tra le voci cancellate anche 83mila euro di residui passivi, ovvero debiti certi del Comune che andavano liquidati. Senza incassare i soldi certi che gli spettano, il Comune inizia ad andare in forte sofferenza con i fornitori e affidatari di lavori, pagandoli sempre di meno; al primo dicembre 2010 l’esposizione complessiva verso i debitori è di 543mila euro. Una somma lievitata con gli interessi, già molto alta quando Iannelli muore e nel 2011 si insedia il neo-sindaco Giuseppe Avecone. (continua) 

Leggi anche la prima puntata dell’inchiesta

Alife: dall’Infopoint alle spese folli, così il comune è andato in crisi