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Caserta – Con il papà capoclan in carcere al 41bis, sono stati i figli a prendere in mano le redini della cosca. Come a Casal di Principe, anche a Pignataro Maggiore (Caserta) la sopravvivenza delle organizzazioni camorristiche si basa sui forti legami familiari tra gli affiliati. Lo hanno scoperto i carabinieri di Capua che hanno arrestato su ordine del Gip di Napoli sei esponenti del clan Ligato di Pignataro Maggiore, tra cui Antonio Raffaele Ligato e la sorella Felicia, figli del boss Raffaele Ligato, da anni detenuto al carcere duro.Per la Dda di Napoli che ha coordinato l’indagine, sono stati loro a provare a rioorganizzare il clan subito dopo la scarcerazione del 34enne Antonio Ligato, avvenuta nel 2015. Poco dopo i carabinieri giudati da Francesco Mandia ricevono la denuncia di un imprenditore che racconta di come Ligato jr sia andati da lui imponendogli la vendita dei suoi gadget pubblicitari e di materiale di cancelleria; un affare peraltro molto battutto dai rampolli dei boss, visto che anche i figli del capoclan dei Casalesi Francesco “Sandokan” Schiavone hanno iniziato la loro attività criminale, finendo per questo in carcere, proprio dalla distribuzione forzata nei negozi dei gadget e altri articoli.

I carabinieri hanno dunque iniziato a pedinare e intercettare Antonio Ligato, scoprendo che anche la sorella 37enne Felicia partecipava alla gestione della cosca. I due fratelli, è emerso, si sono dati molto da fare insieme ai numerosi complici – quattro quelli arrestati ma ci sono altri nove indagati – per battere a tappeto le imprese del luogo: molti gli imprenditori cui i camorristi hanno fatto visita, e a cui sono state chieste somme settimanali di 500 euro o anche somme di migliaia di euro alle canoniche scadenze di Natale, Pasqua e Ferragosto. Tanti operatori hanno comunque collaborato denunciando i fatti alle forze dell’ordine, e non hanno ammesso, come accaduto in altre occasioni, solo dopo che i carabinieri li avevano messi di fronte al fatto compiuto. Un maggior coraggio dovuto anche al fatto che i clan, a PIgnataro, sono ormai “smantellati”; una volta il comune del Casertano era noto come la “Svizzera dei clan”, anche perchè erano presenti famiglie alleate o appartenenti a Cosa Nostra, come i Nuvoletta di Marano e i Lubrano. Gli inquirenti hanno inoltre accertato che i fratelli Ligato avrebbero cercato di allargarsi anche al settore della distribuzione in bar e locali degli apparecchi video-poer, altro business tipico della criminalità organizzata casertana.