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Caserta – “Le molteplici violazioni di legge ed irregolarità contabili rilevate per effetto della sottostima dei fondi accantonati nel risultato di amministrazione che si riverbera sull’esatto ammontare del disavanzo complessivo da ripianare e sulle operazioni di avvio del nuovo sistema di contabilità armonizzata, nonché l’aggravamento della situazione finanziaria, il mancato ripristino dei fondi vincolati  e l’assenza di comprovate ed idonee azioni di risanamento non consentono, dunque, al Collegio di esprimere un giudizio di congruità e sostenibilità del piano di riequilibrio”.

È questa la motivazione principale con la quale le Sezioni riunite della Corte dei Conti in sede giurisdizionale ha respinto il ricorso del Comune di Caserta per l’annullamento della deliberazione n. 7/2018/PRSP adottata dalla Sezione regionale di controllo per la Campania, con la quale la Sezione stessa ha deliberato di non approvare il piano di riequilibrio finanziario pluriennale dell’amministrazione targata Marino.

Queste Sezioni riunite – si legge nella sentenza della Corte dei Conti – ravvisano ulteriori irregolarità contabili e violazioni di legge nell’esame della situazione di cassa dell’Ente che si propone di dimostrare il miglioramento della situazione di cassa dall’importo negativo di €. 12.074.181,31 al 30 settembre 2016 all’importo negativo di €. 7.206.483,53 al 30 settembre 2017.

In disparte ogni considerazione in merito alla mancata osservanza del dettato degli articoli 162, comma 6, e 193 del Tuel che impongono agli enti locali di garantire un fondo di cassa finale non negativo e gli equilibri durante l’intera gestione, emerge chiaramente il mancato raggiungimento di tali obiettivi imposti ex lege anche nel primo anno di attuazione del piano di riequilibrio.

Il raffronto tra la situazione di cassa al 30 settembre 2016 ed al 30 settembre 2017, comunque riportata dall’Ente in modo incompleto, evidenzia un incremento dei fondi vincolati da ricostituire da €. 9.378.470,78 a €. 9.929.476,22 palese sintomo della persistenza della crisi di liquidità dell’Ente e che si pone in contrasto anche con il dettato dell’art. 243 bis, comma 8, lett. e), del Tuel che prescrive, tra l’altro, al fine di assicurare il graduale riequilibrio, la verifica della consistenza e l’integrale ripristino dei fondi delle entrate con vincolo di destinazione, obiettivo anch’esso non conseguito. Ne consegue, pertanto, ad avviso del Collegio, che a distanza di oltre un anno dall’approvazione del piano di riequilibrio, avvenuta in data 10 agosto 2016, non solo non risultavano ripristinati i fondi vincolati come imposto ex lege, ma si registrava un incremento del loro utilizzo, mentre l’Ente, ai sensi dell’art. 195, comma 3, del Tuel, con i primi introiti non soggetti a vincolo di destinazione, avrebbe dovuto ricostituire la consistenza delle somme vincolate utilizzate per il pagamento di spese correnti.

 Per dirla in parole povere, l’amministrazione guidata da Carlo Marino, dopo aver scaricato le responsabilità della crisi finanziaria di Palazzo Castropignano sulla precedente gestione ed aver sbandierato ai quattro venti un “significativo saldo positivo dopo 20 anni” dati che “confermano che la nostra gestione economico-finanziaria può definirsi virtuosa”, non ci fa proprio una bella figura dinanzi ai giudici contabili che arrivano a bocciare l’operato del Comune per ben due volte in meno di un mese.

La Corte dei Conti lo ha scritto nero su bianco: l’amministrazione Marino continua ad operare tra irregolarità contabili e violazioni di legge. Altro che gestione virtuosa. Inoltre, il mancato rispetto delle prescrizioni di cui agli articoli 259, 265, 266 e 267 del Tuel in tema di gestione del bilancio stabilmente riequilibrato comportano da parte dell’organo regionale di controllo la segnalazione dei fatti all’Autorità giudiziaria per “l’accertamento delle ipotesi di reato e l’invio degli atti alla Corte dei conti per l’accertamento delle responsabilità sui fatti di gestione che hanno determinato nuovi squilibri”.