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“Cosentino assicurava agli affiliati il suo appoggio politico presso le amministrazioni locali”. Dure le parole scritte dai magistrati nei confronti dell’ex sotto segretario all’economia Nicola Cosentino, nella sentenza del processo carburanti. Il dispositivo fu emesso lo scorso  15 marzo dai giudici della prima sezione penale del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, sui rapporti tra la famiglia Cosentino e i clan della camorra. Oggi il collegio ha depositato le motivazioni. Nelle 517 pagine i giudici non solo, motivano il profilo dell’ex deputato forzista, ma anche il ruolo dei suoi fratelli. In particolare emerge che Nicola Cosentino e suo fratello Giovanni “avevano intensi rapporti con esponenti del clan dei Casalesi fin dagli anni ’80”. La corte, presieduta da Roberta Carotenuto, che è anche l’estensore della sentenza, ha “vagliato positivamente l’attendibilità” di tutti i pentiti che hanno deposto contro l’ex sottosegretario all’Economia. “Nicola Cosentino aveva nel corso degli anni goduto dell’appoggio elettorale dell’intera consorteria criminale – si legge nella sentenza – di Francesco Bidognetti in seguito Giuseppe Russo e Nicola Panaro, consentendo al medesimo di conquistare posizioni via via di maggiore rilevanza politica fino a diventare deputato e sottosegretario di Stato. In contropartita, Cosentino assicurava agli affiliati il suo appoggio politico presso le amministrazioni locali”.
Quanto al fratello Giovanni, di fatto gestore della Aversana Petroli srl, la società di famiglia nel settore distribuzione stoccaggio carburanti di cui era formalmente amministratore delegato l’altro fratello Antonio, pure lui condannato, “nel corso degli anni ha ricevuto titoli di credito provenienti da estorsioni in un primo tempo del gruppo Bidognetti e da Domenico Bidognetti, quindi da Nicola Panaro e Giuseppe Misso, in alcune occasioni anche da Antonio Iovine”. I  giudici sottolineano che “Nicola Cosentino si interessava delle aziende di famiglia e riceveva introiti”. In più di un’occasione, “emerge il costante appoggio che Nicola Cosentino prestava ai fratelli”, attraverso la sua presenza o intervento in caso di difficoltà delle aziende. Un altro passaggio interessante della sentenza quello in cui i giudici si dicono d’accordo con i difensori di Nicola Cosentino, gli avvocati Stefano Montone e Agostino De Caro, circa le dichiarazioni di due dei pentiti di questa inchiesta, Raffaele Piccolo e Francesco Giovanni, che “non possono costituire elemento di accusa a carico di Giovanni Cosentino”, ma, rileva la sentenza, c’è “precisione e concordanza” in quelle rese da altri collaboratori in particolare Nicola Panaro e Giuseppe Misso e Domenico Bidognetti. Altro elemento a sostegno della tesi che ha portato alla condanna, per i giudici è contenuto dalla testimonianza dell’amministratore giudiziario della Aversana Petroli, sotto sequestro come altre aziende del gruppo, che in aula ha detto che la contabilita’ delle società che fanno capo ai fratelli Cosentino negli anni 2004-2014 presenta diverse “anomalie”, tra cui la più rilevante è il fatto che portava in contabilità “un’unica cassa senza distinguere la cassa assegni dalla cassa contanti” e soprattutto che il valore della cassa “era sempre elevatissimo”. Un valore per il quale però non si era in grado di verificare entrate e uscite. Nell’anno 2005, ad esempio, era stato deliberato un finanziamento dei soci e in contabilità era portato come credito per un importo complessivo di 2,7 milioni di euro e tale somma risultava “uscita per cassa”. Per il collegio giudicante dunque si è in presenza di un sistema che “impedendo controlli agevola le irregolarita’” e soprattutto fa sì che “Giovanni Cosentino potesse disporre di ingenti somme liquide”. “Le condotte poste in essere da Cosentino Giovanni integrano il delitto di riciclaggio”, specifica la corte. Dati i rapporti di “mutuo scambio” tra la famiglia Cosentino, in particolar modo Nicola e Giovanni, e i Casalesi, “non appare dubitabile che attraverso la monetizzazione del denaro provento delle estorsioni, Giovanni Cosentino garantisse appoggio al fratello Nicola per le competizioni elettorali e soprattutto per consolidare l’egemonia delle imprese familiari sul territorio nella provincia di Caserta attraverso la protezione garantita della criminalita’ organizzata locale”.