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Caserta – Venduta come “promessa sposa” in Nigeria per tremila euro, ha percorso migliaia di chilometri, passando per l’inferno libico, prima di approdare in Italia dove è stata avviata alla prostituzione. L’ennesima storia di riduzione in schiavitù è stata scoperta dalla Dda di Napoli e dai carabinieri della Compagnia di Mondragone (Caserta) che questa mattina hanno fermato i due “schiavisti”, un uomo ed una donna nigeriani, entrambi 32enni, stessa età della vittima, e residenti a Castel Volturno, comune del litorale casertano dove esiste una forte e popolosa comunità nigeriana, e dove è presente massicciamente la mafia nigeriana, che gestisce quasi in autonomia rispetto alla camorra indigena il racket della prostituzione e il traffico di sostanze stupefacenti. La ragazza, dopo mesi di incubo e sfruttamento, ha denunciato tutto ai carabinieri di Mondragone guidati da Lorenzo Chiaretti. Già nell’ottobre 2016 gli inquirenti hanno messo sotto controllo i telefoni e i luoghi frequentati dalla coppia di nigeriani indicati dalla giovane; sono così emersi i riscontri al drammatico racconto della vittima. Interessante per le indagini è stato l’aver ricostruito la trattativa tra la coppia di “acquirenti” e il contatto in Nigeria, con il versamento finale di 3mila euro, somma che a stento sarebbe bastata a coprire le spese di viaggio con il barcone. E’ stato poi ricostruito passo passo il lungo viaggio fatto dalla ragazza, di circa 4.000km, partito da Kanu (Nigeria) e proseguito per Agadez (Niger) fino a raggiungere Sebha, in Libia; la ragazza ha raccontato di aver dovuto attendere circa 2 mesi per l’imbarco a Sabratha, sulla costa libica, trascorrendo il tempo in un luogo chiamato “ghetto”, sena alcuna possibilità di telefonare se non contendendosi, con gli altri compagni di viaggio, i pochi telefoni a disposizione dei trafficanti. L’attesa al ghetto era necessaria per far in modo che gli scafisti si accordassero su quando partire, sia per quanto concerne le condizioni del mare, sia per decidere chi effettivamente si doveva imbarcare. La donna ha riferita della traversata nel mediterraneo, effettuata su un barcone assieme ad altri 100 connazionali, scortati da due scafisti. Una volta sbarcata è stata accolta nel centro di accoglienza di Martina Franca dove è stata poi prelevata, qualche giorno dopo il suo arrivo, dall’uomo tratto in arrestato dai militari di Mondragone, che le aveva promesso di sposarla. Durante il tragitto da Martina Franca a Castel-Volturno la ragazza ha scoperto, vedendo il “promesso speso” mentre ironizzava sulla ragazze nigeriane che si prostituivano lungo la strada, di essere stata ingannata e di essere stata condotta in Italia per fare la stessa fine. Le è stato detto che avrebbe dovuto lavorare fino a riconsegnare la somma di 25mila euro per riavere la libertà. Oltre al pagamento del debito, la vittima è stata costretta a pagare 100 euro al mese per l’affitto della stanza, dove avrebbe dovuto dormire, e 200 euro mensili per il cibo; se guadagnava poco veniva punita con la sottrazione del telefono con cui poteva chiamare i familiari in Nigeria oppure con l’obbligo di fare le pulizie di casa, o con la minaccia di essere collocata in una casa per prostitute chiamata nel loro ambiente “connection-house”, ovvero luoghi molti comuni a Castel Volturno frequentati da extracomunitari dove si beve e si consumano i rapporti sessuali a pagamento.