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“So sulo tre anni  e ce’ penso tutte e’ sere  passo o’ tiempo e nun me pare o vero” cantava Pino. E a tre anni dalla sua scomparsa davvero non ci sembra ancora vero. Pino non è mai andato via, risuona in ogni dove, è nell’aria, nei vicoli di Napoli ma non solo. Lo portiamo in auto, nella playlist del telefono, in camera e sotto la doccia. E lo ascoltiamo, in religioso silenzio, non proviamo nemmeno a cantarci su. Sarebbe oltraggioso. Il suo sound inconfondibile ha fatto sognare intere generazioni. Non solo a Napoli, non solo in Campania, non solo al Sud. La sua voce ha varcato i confini nostrani, ha messo d’accordo nord e sud, ha diffuso ed inculcato il vulgus partenopeo in giro per l’Italia. Quaranta anni di carriera, collaborazioni con il top della musica mondiale, attestazioni di stima da ogni parte del globo.

Quello che è stato è sotto gli occhi di tutti, il tributo post mortem ne ha alimentato la maestosità. Celebrazioni, ricordi, un numero considerevole di cover band, un continuo tributo lungo tutto lo stivale, Pino Daniele è stato l’artista partenopeo più italiano di tutti. Ha insegnato la lingua nostrana, ha fatto canticchiare ad un incallito milanese parole come “quanno”, “mbriana”, “o’tiempo” e “o’mare”. E’ stata questa la sua grandezza, è stato docente, professore, titolare di cattedra della napoletanità nel mondo. Pino, continua ad insegnare agli angeli l’essere napoletano con l’orgoglio che ti ha sempre contraddistinto.