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Il rischio che si corre è che diventi una cosa normale. Entrare a scuola con un coltello, minacciare i compagni, intimidire i professori e all’occorrenza colpire il proprio obiettivo. Ciò che è successo all’istituto superiore Majorana-Bachelet di Santa Maria a Vico è una follia. Non la prima né – purtroppo – l’ultima di una serie che si sta facendo troppo lunga nel mondo dei giovani. In Campania come fuori. Ad avere la peggio, stavolta, è stata l’insegnante di Montesarchio Franca Di Blasio, che ha riportato una ferita alla guancia dopo l’aggressione subita ad opera di un diciassettenne. Il coltello a serramanico, che proponiamo nella foto, come vedete è lungo quindici centimetri con una lama di sei. E’ stato sequestrato dai carabinieri che proprio sul fatto stanno indagando.

Su tutto il resto, invece, si interroga la gente. Nell’epoca dei social è impossibile restare inermi davanti alle decine e decine di commenti alla notizia. Qualcuno resta sgomento, qualcun altro reagisce con rabbia, altri ancora con la nostalgia di tempi che non ci sono più. Ci si interroga sulle cause, sul perché certi fenomeni stiano diventando sempre più all’ordine del giorno e su come mai si sia caduti in basso così in fretta. Questione di educazione, di gap generazionale, di eccessivo distacco da parte delle famiglie. Il fenomeno delle baby gang a Napoli, vera piaga del nostro territorio negli ultimi tempi, è solo la punta di un iceberg che ha radici profonde. “Mai ai miei tempi sarebbe accaduta una cosa simile” è il commento più frequente alla vicenda. Lo scrivono padri di famiglia, ma anche ragazzi che la scuola hanno smesso di frequentarla solo dieci o quindici anni fa, quando la trasgressione più eclatante era rappresentata dal fumare nei bagni. Ma erano altri tempi, decisamente.