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Santa Maria Capua Vetere – Tetti e coperture cadenti, marmi divelti, vetri e lapidi sfondate, escrementi di topi e piccioni ovunque tra materiali di risulta e ciarpame d’ogni tipo. E’ questa l’immagine impietosa che da anni dà di sé il Cimitero Vecchio di Santa Maria Capua Vetere. Un’istantanea che oggi, dopo i lavori fatti al cimitero nuovo, appare ancora più impressionante. Perché tra le due aree del Camposanto sammaritano non c’è soluzione di continuità, e imbattersi in strutture fatiscenti lasciandosi appena alle spalle cappelle moderne e mantenute in discrete condizioni è un attimo.

Di competenza comunale il cimitero nuovo, della Curia e della Congreghe quello vecchio: questa la spiegazione di una dicotomia che da argomentare ha ben poco. Perché resta il fatto che dell’incolumità dei cittadini ne risponde sempre e comunque l’Amministrazione Comunale. Un particolare ignorato per anni e che oggi l’Amministrazione del sindaco Mirra si trova ad affrontare.

E ciò soprattutto alla luce di un regolamento comunale di Polizia Mortuaria approvato nel 2016 che, negli articoli da n.104 a 113, non lascia dubbi. Si legge infatti che:

  1. I lavori di manutenzione, ordinaria e straordinaria, spettano ai proprietari dei manufatti chiamati ad intervenire anche quando il Comune ritiene indispensabile l’esecuzione di opere o restauri perché ritenuti indispensabili per motivi di decoro di sicurezza o di igiene.
  2. In caso di inadempienza il comune disporrà, con ordinanza e previa diffida, la rimozione delle opere pericolanti o indecorose.
  3. Perdurando lo stato di abbandono e incuria per un periodo superiore ad anni 1 dalla notifica dell’ordinanza o diffida si provvederà alla dichiarazione di decadenza. In tal caso il Comune, intervenendo a proprie spese, impone ai concessionari la restituzione del 30 % delle spese sostenute.
  4. Il mancato pagamento di tale percentuale determinerà la revoca della concessione. In tal caso l’area e quant’altro concesso tornerà nelle disponibilità del Comune senza che il concessionario possa vantare più alcuna pretesa sul bene.

Un regolamento chiaro e perentorio che da oltre un anno i concessionari del cimitero vecchio ignorano. In totale sono 200 le cappelle private del vecchio cimitero, 397 quelle del cimitero Sud, 470 quelle presenti nell’area Est, 831 la tombe del cimitero vecchio, e 60 le Congreghe di cui 3 dichiarate inagibili a seguito di diffide emesse dal Comune il 7 agosto scorso.

In realtà, sottolineano dal Comune di Santa Maria Capua Vetere, sono state 4 le ordinanze inviate in un anno, a differenza di quanto fatto dalla precedente Amministrazione che ne emise soltanto una, nel 2012, per evidente crollo strutturale di una cappella. Una precisazione che certo lascia ben sperare nella presa d’atto dell’Amministrazione Mirra a fronte di una situazione decennale vergognosa e che rischia di precipitare.

Ma è evidente che le buone intenzioni, la cortesia di dialogo con la Curia e le Congreghe sostenuta dall’assessore delegato Virgilio Monaco, raccontano poco rispetto all’evidenza di un degrado pericoloso e più volte sottolineato dagli attivisti del Movimento 5 Stelle, dai banchi dell’opposizione consiliare, e dai cittadini in primis.

E, piuttosto che affiggere cartelli di pericolo in ogni dove, o coreografici nastri bianchi e rossi che diventano bandiere al vento, soprattutto alla vigilia della grande festa di novembre dedicata ai defunti, forse sarebbe opportuno proteggere l’incolumità dei vivi inibendo l’accesso all’intera area vecchia. Un segnale di attenzione che magari, senza nulla togliere al rispetto dei tempi di reazione previsti dalla legge, potrebbe risvegliare l’interesse di qualche concessionario distratto.