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NAPOLI – Rocco Morabito, il boss della ‘ndrangheta arrestato in Uruguay dopo 23 anni di latitanza, era inserito nello speciale elenco del Viminale che comprende i cinque ricercati “di massima pericolosità”. Della lista fa parte naturalmente Matteo Messina Denaro, considerato il capo di cosa nostra e latitante da 24 anni, ricercato per associazione di tipo mafioso, omicidio, strage, devastazione, detenzione e porto di materie esplodenti, furto ed altro. Il 29 giugno del 1994 sono state diramate le ricerche in campo internazionale per l’arresto ai fini estradizionali del boss mafioso.
Dell’elenco fa parte anche Marco Di Lauro, giovane boss napoletano (ha 37 anni) della camorra, ricercato da 12 anni per associazione di tipo mafioso. Presente nella lista Attilio Cubeddu, 70 anni, originario di Arzana (Nu), latitante dal 1997 per non aver fatto rientro, al termine di un permesso, nella Casa Circondariale di Badu e’ Carros (Nu), dove era detenuto, per sequestro di persona, omicidio e lesioni gravissime. A chiudere l’elenco dei cinque latitanti più pericolosi Giovanni Motisi, 58 anni, palermitano, ricercato dal 1998 per omicidi, dal 2001 per associazione di tipo mafioso, dal 2002 per strage. Deve scontare la pena dell’ergastolo. Ma la caccia a Marco Di Lauro continua incessante. 
Sono soltanto 5 i latitanti più pericolosi d’Italia e tra essi figura ancora Marco Di Lauro (uno dei figli del padrino Paolo detto “Ciruzzo o’ milionario”), uccel di bosco dal lontano 2004. Nell’elenco aggiornato del ministero dell’Interno figura al secondo posto. Al primo c’è Attilio Cubeddu, storico esponente dell’Anonima sequestri sarda, arrestato nel 1984 con l’accusa di sequestro di persona, omicidio e lesioni gravissime e condannato a 30 anni di reclusione. Nel gennaio del 1997, dopo un permesso premio concessogli per buona condotta, sparì ed è stato coinvolto anche nel sequestro Soffiantini. Da allora è ricercato. Marco Di Lauro è il quarto figlio di Paolo Di Lauro, detenuto dopo una lunga latitanza. Il rampollo è ricercato dall’8 dicembre 2004, quando riuscì a sfuggire al blitz che portò all’arresto del fratello Ciro. Accusato di associazione di tipo mafioso e altro, nel 2012 il Tribunale di Napoli lo ha condannato in primo grado all’ergastolo per l’omicidio di Attilio Romanò, giovane e innocente vittima della sanguinosa faida di Scampia.