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L’integrazione è possibile e Scampia ne è l’esempio, a maggior ragione in un periodo di forti tensioni come questo. L’incendio dello scorso 27 agosto che ha raso al suolo il campo rom di via Cupa Perillo oltre ad aver creato disagi, come l’incendio delle baracche e dei mezzi dell’Asia, ha provocato agitazione tra gli abitanti di Miano, altro quartiere di periferia, dove la comunità rom dovrebbe essere trasferita. I residenti della zona, da giorni, protestano e dicono a gran voce: “No ai rom nel nostro quartiere”.

Ma i fiori nascono anche tra le spine. Ed è alle porte di Napoli, nella periferia più “buia” della città, che esiste e opera da ormai tre anni il primo ristorante Italo-Rom d’Italia. Un mondo a sé fatto di tradizione, innovazione e soprattutto contaminazioni.  L’impresa multiculturale impiega un gruppo di donne rom e napoletane negli spazi superiori dell’Auditorium di viale della Resistenza. Il ristorante italo-rom è aperto a pranzo e cena, fa servizio catering, ma ha anche l’ambizione di essere uno spazio per corsi di cucina multiculturale per adulti e bambini, aperitivi, buffet, feste, percorsi enogastronomici e pedagogici.

“Chikù” nasce dall’incontro dell’associazione “Chi rom… e chi no”, da dodici anni impegnata nella meditazione tra rom e napoletani nel quartiere e “La Kumpania”, prima impresa sociale gastronomica di rom e italiani, avviata a Napoli nel 2013, vincitrice di diversi premi e sostenuta come start-up da Unicredit Foundation, Fondazione con il Sud e Fondazione Peppino Vismara.