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Napoli –  “Con il via libera della Giunta al Piano strategico regionale si aggiunge un altro fondamentale tassello per il decollo delle Zone economiche speciale, per le quali si attende ora solo l’ultimo decreto del Governo”. Così Vito Grassi,  vicepresidente dell’Unione industriali di Napoli con delega alla Logistica e alla Portualità e amministratore unico di Graded, all’indomani dell’approvazione del provvedimento di Palazzo Santa Lucia.

Le Zes saranno una formidabile occasione di sviluppo per la loro capacità di attrarre investimenti, favorire la crescita economica e la creazione di nuova occupazione – aggiunge Grassicome dimostra l’esperienza di molti Paesi che hanno già da tempo sperimentato “zone di vantaggio” per l’insediamento di nuove imprese: attualmente, nel mondo si contano circa 2.700 Zone economiche speciali, vale a dire aree in cui, oltre ad agevolazioni fiscali, sono generalmente presenti misure di sostegno finanziario, infrastrutturale e logistico, oltre alla previsione di aspetti normativi e iter procedurali differenti da quelli in vigore nel resto del Paese”.

Ma tale occasione di sviluppo – prosegue Grassi – si potrà concretizzare solo se le Zes saranno sostenute da un forte snellimento amministrativo e fiscale, da una burocrazia leggera ed efficiente, unite alla capacità di prevedere agevolazioni che siano realmente competitive. Questo significa anche che occorrerà fare tesoro dei limiti che hanno presentato altri strumenti di incentivazione nel passato come la 488 (centrata su aree territoriali depresse), i contratti d’area e i patti territoriali che non hanno introdotto una maggiore rapidità nella spesa dei fondi. Determinante, in questo senso, sarà la formula dei contratti di programma, che coinvolgono grandi imprese e consorzi di Pmi in piena salute, in settori propulsivi, e con passaggi burocratici definiti ex ante e risolti attraverso accordi preliminari tra gli enti pubblici interessati, nazionali e territoriali”.

“Ci sono esempi virtuosi in un contesto di free zone, come Dubai, Honk Kong, Shenzen e Singapore – conclude Grassi – che hanno dimostrato come una burocrazia ridotta all’osso, accompagnata a una riduzione della pressione fiscale, sia capace di attirare investitori da ogni parte del mondo”.