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Salerno – Dura risposta del Comitato e Associazione Salute e Vita contro la Fiom Cgil provinciale. Il presidente Lorenzo Forte, penna in carta, ricostruisce: “Ribadiamo che le maestranze delle Fonderie Pisano sono vittime come noi cittadini di questa grave emergenza ambientale e ormai chiara emergenza sanitaria, tutto ciò accertato dal 2015 al 2017 dall’Arpac e dalla stessa Regione che concludevano le relazioni con l’affermazione ‘vi è un immediato pericolo per la vita e per l’ambiente’. Situazione accertata dallo stesso Studio Spes che, nelle anticipazioni presentate il 15 gennaio 2018 durante un incontro con il Presidente della Regione e i rappresentanti del Comitato Salute e Vita, annunciava un quadro grave non solo sull’ambiente ma anche nelle persone che si erano sottoposte allo studio attraverso una serie di analisi, riscontrando nel sangue di 400 persone  la presenza di metalli come selenio e zinco superiore alla media. Dichiarava il dottor Capunzo Preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Salerno: ‘…l’elevata esposizione può provocare forme tumorali ai polmoni e al  fegato’“. Quindi: “Tanto premesso, il Comitato e Associazione Salute e Vita stigmatizza e condanna fermamente le parole della segretaria Fiom Cgil Salerno, Francesca D’Elia, che afferma nell’incontro con il Sindaco tenutosi ieri: ‘Se ci sono opzioni, sarà bene parlarne in modo che l’azienda possa, nel rispetto delle norme, tenere accesi i forni e continuare a produrre in attesa della delocalizzazione’. In barba a tutte le leggi e le norme ambientali, D’Elia invita di fatto ancora una volta a creare le condizioni nonostante le illegalità e illegittimità accertate,  per  permettere ai Pisano di continuare ad avvelenarci”. L’attacco: “Riteniamo la Fiom ed i suoi rappresentanti sindacali responsabili morali di ciò che si è consumato a danno di migliaia di cittadini della valle dell’Irno e degli stessi lavoratori. Infatti non solo non abbiamo mai ascoltato una parola di autocritica e di preoccupazione sia per i reati accertati dalla Procura che riguardavano il pericolo la salute e la  vita degli stessi lavoratori (esempio è il processo del 2015 senza che la D’Elia e il sindacato condannassero né formalmente né costituendosi parte civile i comportamenti lesivi della salute dei lavoratori da parte della proprietà Pisano) né tanto meno sono uscite parole di preoccupazione e di condanna per i danni causati alla popolazione in questi anni, danni ormai accertati”. Le conclusioni: “Annunciamo fin da ora  che vigileremo affinché venga impedito che si creino le condizioni, con la complicità della politica del sindacato e dell’imprenditore,  per riaprire il ‘Mostro di Fratte’ nonostante sia stato accertato sia dal punto di vista giudiziario che amministrativo (con la revoca dell’AIA, Autorizzazione integrata ambientale e negazione della VIA, Valutazione impatto ambientale) che tale stabilimento abbia danneggiato la salute e l’ambiente dell’intera comunità. A tal fine siamo  pronti a mettere in campo tutte le azioni giudiziarie e politiche per impedire che le fonderie vengano riaperte ribadendo che vogliamo l’accertamento di tutte le responsabilità e di tutte le complicità di questa gravissima situazione che per decenni ha danneggiato la nostra vita”.