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Fisciano (Sa) – E’ stata dimessa dall’ospedale di Nocera Inferiore la ragazza colpita al volto dal 20enne Namiri Ayoub, il giovane studente che successivamente si è tolto la vita lanciandosi nel vuoto dal parcheggio multipiano dell’Ateneo di Salerno. La ragazza, sulla cui identità è stato mantenuto il massimo riserbo, è rientrata ad Atena Lucana dove vive con la madre (i genitori sono separati). Si era trasferita vicino al Campus per evitare di dover viaggiare quotidianamente e quindi per dedicare maggior tempo allo studio. La studentessa, nello stesso pomeriggio di giovedì, è stata dimessa dall’ospedale con una prognosi di guarigione di dieci giorni. Sembrerebbe che il suo occhio sinistro non si apra bene oltre ad aver riportato un trauma al naso con il setto leggermente deviato. Non è da escludere che la ragazza possa essere nuovamente sentita dagli inquirenti che stanno tentando di ricostruire l’esatta dinamica dei fatti. 
Secondo quanto hanno dichiarato alcune amiche della studentessa intorno alle 13.30 di giovedì Namiri e la fidanzata avrebbero avuto un acceso battibecco pochi minuti e Namiri Ayoub dalle parole passa ai fatti e colpisce la fidanzata al volto. Subito dopo il 20enne si allontana lasciando la fidanzata dolorante e in lacrime. Nel frattempo viene allertata un’ambulanza che la trasporterà in ospedale. 
Il tempo passa e, lo studente preso dai sensi di colpa si reca al quinto piano della struttura e si lancia nel vuoto. Per lui i soccorsi si riveleranno inutili. La salma, ricomposta viene trasferita in obitorio a Mercato San Severino e in serata restituita ai genitori che nel frattempo erano arrivati da Lacedonia (Avellino), dove la famiglia dello studente, originaria di Casablanca, vive da oltre 15 anni. Il magistrato, non ha ritenuto necessario l’esame autoptico. 
“Siamo sconvolti. Troppo dolore per tutti noi”.  Sono le prime parole di Antonio Di Conza, sindaco di Lacedonia, che ricorda quella famiglia umile che da anni vive in paese. I genitori di Namiri Ayoub, due ambulanti, si sono perfettamente integrati nel paese, con le loro altre quattro figlie femmine. Erano partiti da Casablanca, in Marocco. “Per noi non sono marocchini ma italiani – continua il primo cittadino -. Li aiuteremo. Faremo tutto il possibile. Vogliamo contribuire alle spese perché il costo del trasporto della salma in Marocco è molto elevato. Ci sarà un momento di preghiera collettiva”.