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Venerdì 20 ottobre la Ministra dell’Istruzione, Valeria Fedeli, sarà a Benevento presso l’auditorium “S.Agostino” per parlare di diritti e diseguaglianza. L’incontro, organizzato dall’Università degli Studi del Sannio, toccherà tematiche importanti quali il dimensionamento della rete scolastica regionale, il fondo ordinario delle università ed il diritto allo studio.

Intanto l’autunno caldo della scuola è già iniziato il 13 ottobre. In tutte le piazze italiane, Benevento compresa, gli studenti hanno manifestato la loro contrarietà alla “Buona Scuola” con particolare riferimento al sistema dell’alternanza scuola lavoro e al problema della poca sicurezza delle strutture scolastiche.

Un altro fronte delicato, però, per la Ministra è quello relativo al nuovo sistema di formazione e reclutamento dei futuri docenti della scuola secondaria di primo e secondo grado, delineato dal decreto legislativo n. 59/2017 e che prevede un percorso articolato in tre fasi, al termine delle quali si accede al ruolo.

Ma andiamo con ordine. Le tre fasi sono:

  • la laurea che consente accesso all’insegnamento più 24 CFU nelle discipline antro-psico-pedagogiche (e su questo punto ci torneremo);
  • il concorso;
  • il percorso di formazione iniziale e tirocinio (FIT).

Già dalla prima fase le prime avvisaglie di scontro appaiono inevitabili. I 24 CFU nelle discipline antro-psico-pedagogiche hanno infatti messo sul piede di guerra molti docenti e supplenti precari, sindacati e neo-laureati già inseriti nelle varie graduatorie d’istituto e che ora dovranno acquisire (o per meglio dire acquistare) nuovi crediti in ambiti disciplinari utili, in teoria, per arricchire e perfezionare le metodologie didattiche. Un paracadute è stato lasciato a chi sta per conseguire la laurea e che potrà effettuare gli eventuali esami aggiuntivi gratuitamente.

Chi è già laureato, invece, e deve integrare gli esami potrà farlo pagando al massimo 500 euro, che saranno ridotti in proporzione al reddito e al numero di crediti da conseguire.

I 24 CFU, inoltre, potranno essere acquisiti in forma curricolare, aggiuntiva o extra curricolare, esclusivamente presso enti interni al sistema universitario o dell’Alta formazione artistica, musicale e coreutica. Si potranno acquisire per modalità telematica un massimo di 12 crediti. Potranno essere riconosciuti anche i crediti conseguiti nell’ambito di Master, Dottorati di ricerca, Scuole di specializzazione.

6 crediti, inoltre, vanno acquisiti in almeno tre di questi ambiti disciplinari: pedagogia, pedagogia speciale e didattica dell’inclusione; psicologia: antropologia; metodologie e tecnologie didattiche.

Ma andiamo avanti. Seconda fase. Conquistati i CFU necessari toccherà, per gli aspiranti docenti, superare il concorso, in una sola regione e per più contingenti di posto (cioè tipologie e classi di concorso), che verrà indetto ogni due anni, dal 2018. Nel caso in cui il numero dei posti da mettere a bando sia esiguo, questo verrà bandito su base interregionale.

Il concorso prevede tre prove di esame, delle quali due sono scritte e una orale. I candidati che concorrono su contingenti di posti di sostegno dovranno svolgere un’ulteriore prova scritta aggiuntiva a carattere nazionale.

  • La prima prova scritta verterà su una specifica disciplina, scelta dall’interessato tra quelle afferenti alla classe di concorso. Per le classi di concorso concernenti le lingue e culture straniere, la prova dovrà essere svolta nella lingua prescelta. Il superamento della prima prova è condizione necessaria per accedere alla seconda prova scritta.
  • La seconda prova scritta verterà sulle discipline antropo-psico-pedagogiche e sulle metodologie e tecnologie didattiche. Il superamento della seconda prova è condizione necessaria per accedere alla prova successiva (cioè alla prova orale, eccetto per gli aspiranti a posti di sostegno che devono svolgere una terza prova scritta).
  • La prova orale, che comprenderà la prova pratica laddove prevista, consiste in un colloquio focalizzato su tutte le discipline facenti parte della classe di concorso per la quale l’aspirante concorre, con particolare riferimento a quelle che il candidato non ha scelto per la prima prova. Oltre alle conoscenze disciplinari, la prova si propone di accertare la conoscenza di una lingua straniera europea, almeno al livello B2 del quadro comune europeo, e il possesso di abilità informatiche di base.
  • La prova scritta aggiuntiva, per gli aspiranti a posti di sostegno, è sostenuta dopo la seconda prova scritta e verte sulla pedagogia speciale, sulla didattica per l’inclusione scolastica e sulle relative metodologie. Il superamento di tale prova è condizione necessaria, relativamente ai posti di sostegno, per accedere alla prova orale.

Ricordiamo che stiamo parlando di una procedura concorsuale che servirà ad accedere al percorso di formazione e non al ruolo. Il decreto del MIUR ha previsto, però, un concorso riservato a cui possono partecipare coloro che sono in possesso, alla data di scadenza del bando, di un servizio di almeno tre anni scolastici, anche non continuativi, negli ultimi 8 anni, e senza aver bisogno dei 24 CFU pedagogici e nelle metodologie e tecniche didattiche. Per questo concorso riservato, sarà prevista solo la prima prova scritta e la prova orale e saranno esonerati dal secondo anno del percorso FIT: dovranno conseguire la specializzazione e l’anno successivo saranno assegnati al terzo anno del percorso (supplenza annuale) e, in caso di valutazione positiva, assunti a tempo indeterminato l’anno successivo.

Ma continuiamo. Terza fase. I candidati che supereranno il concorso stipuleranno un contratto triennale retribuito di formazione iniziale e di tirocinio (FIT) con l’USR di competenza, ossia quello di cui fa parte l’ambito territoriale scelto dal docente in seguito alla vittoria del concorso.

Vediamo nel dettaglio cos’è il percorso FIT. Ha carattere selettivo, ha durata triennale e si articola in diverse attività:

Il primo anno l’aspirante docente consegue il diploma di specializzazione per l’insegnamento secondario (istituito dalle Università) o il diploma di specializzazione in pedagogia e didattica speciale per le attività di sostegno didattico e inclusione (quest’ultimo per i docenti di sostegno).

Il secondo e il terzo anno l’aspirante docente svolge attività di formazione, predispone e svolge un progetto di ricerca-azione; inoltre, nel secondo anno svolge supplenze brevi e saltuarie non superiori a 15 giorni e nel terzo presta servizio su posti vacanti e disponibili. Ogni anno l’aspirante docente verrà valutato e se ritenuto idoneo potrà passare all’anno successivo ed infine all’agognata cattedra con contratto a tempo indeterminato.

Si capisce quindi, che l’aspirante docente, durante la sua formazione, lavorerà. Perché oltre alle attività suddette, sono previste quelle di tirocinio e supplenza e i tre anni di contratto stipulati saranno retribuiti. Ma quanto?

Le condizioni economiche dei primi due anni di FIT andranno stabilite in sede di contrattazione collettiva nazionale (si parla di circa 600 euro lordi per 10 mesi ), mentre per il terzo anno, sono quelle del contratto di supplenza annuale ad oggi in vigore.

Questa nuova procedura, che ricordiamo dovrebbe partire dal 2018 con le prime assunzioni nel 2022, si attiverà dopo la fase transitoria che prevede lo svuotamento delle GaE (Graduatorie ad Esaurimento) le assunzioni da concorso 2016, il concorso per abilitati e il concorso per non abilitati con 3 anni di servizio.

Nel frattempo i sindacati di base accusano: “Il FIT è un vero e proprio percorso a ostacoli che si configura come lo sdoganamento di una modalità di apprendistato sottopagato – e chiedono che – i 24 CFU rientrino nel percorso di formazione iniziale con l’eliminazione della seconda prova scritta concorsuale correlata; il salario dei docenti vincitori di concorso e in formazione venga in tutto e per tutto equiparato a quello degli altri docenti di ruolo così come pure per tutti i diritti contrattuali; il percorso FIT venga ridotto da tre a due anni per tutti i docenti vincitori di concorso; certezza dell’assunzione in ruolo al termine degli anni di FIT.”

Dunque, una brutta gatta da pelare per la Ministra ma anche per gli aspiranti docenti. Per loro si prospetta un futuro di sacrifici, soprattutto economici, per poter coronare, forse, il sogno di una cattedra.