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Arriva da Bruxelles un’altra novità che rafforza la decisione con la quale, in agosto, il TAR Pescara ha deciso di investire la Consulta della questione di legittimità costituzionale della Riforma Madia, che ha soppresso il Corpo Forestale dello Stato e militarizzato i suoi membri, limitando enormemente le libertà civili ed i diritti anche sindacali. A pochi mesi dalle udienze dinanzi alla Corte Costituzionale in cui si discuterà sia il riconoscimento dei diritti sindacali a tutte le categorie di militari (il prossimo 10 aprile 2018), sia la legittimità della soppressione del Corpo Forestale dello Stato e la militarizzazione forzata dei suoi membri, trasferiti all’Arma dei carabinieri (il 5 giugno), il Comitato europeo dei diritti sociali, con una importantissima decisione pubblicata il 12 febbraio interviene, nuovamente, sui limiti che hanno gli Stati aderenti alla Carta sociale europea nell’imporre divieti a queste categorie di lavoratori.

In questo dibattito entra ora, con una decisione i cui principi potranno ulteriormente sensibilizzare i Giudici costituzionali sul tema, anche il Comitato europeo dei diritti sociali, dinanzi al quale peraltro pende anche il ricorso promosso dalle ex associazioni sindacali dei Forestali (già dichiarato ammissibile a settembre) e di cui a breve si chiuderà l’istruttoria. Nella decisione sul caso “Euromil contro Irlanda” (vedi sintesi allegata), resa pubblica il 12 febbraio 2018, tale organismo europeo ha dettato principi assolutamente innovativi e di grande apertura verso la tutela dei diritti dei dipendenti militari, che sovvertono anche le regole oggi vigenti in Italia. Nell’accogliere il ricorso di Euromil – organizzazione europea delle associazioni militari che unisce 30 organismi europei e di cui fa parte per l’Italia Assodipro – il Comitato ha accertato che la legge irlandese che inibisce ai militari il diritto di organizzazione sindacale e la contrattazione collettiva, viola la Carta sociale europea.
Le associazioni militari irlandesi non godevano, infatti, a pieno dei diritti sindacali quali il diritto di associarsi ad organizzazioni collettive come il Congresso irlandese dei sindacati e ciò implicava che le associazioni dei militari fossero escluse dalle negoziazioni collettive nazionali, tra cui anche quelle sui salari dei dipendenti pubblici. Il Governo irlandese ha fondato le sue difese argomentando che tali limiti siano funzionali ad assicurare il mantenimento dell’ordine pubblico e la tutela della sicurezza nazionale, ma il Comitato europeo ha dichiarato che tali divieti non siano necessari a tali fini e che, privare le associazioni rappresentative di un efficace strumento di negoziazione delle condizioni di impiego per conto dei loro iscritti, è in contrasto con i principi stabiliti dalla Carta sociale e sottoscritti dall’Irlanda.

Del pari l’Italia ha sottoscritto tale Carta – spiega l’avvocato sannita Egidio Lizza, legale degli ex Forestali dinanzi alla Corte Costituzionale ed al Comitato europeo dei diritti sociali – ma applica regole analoghe, anzi maggiormente restrittive di quelle irlandesi. Questo trattato internazionale costituisce per i diritti sociali ciò che la Convenzione europea dei diritti dell’uomo rappresenta per i diritti umani, ovvero il minimo costituzionale che ai cittadini europei, di ogni categoria, deve essere assicurato. Le questioni a breve in discussione dinanzi alla Corte Costituzionale, per i militari e per la vicenda, assolutamente singolare, degli ex Forestali, traggono origine anche dall’affermazione di tali sacrosanti principi, che oramai da tempo, ed in maniera sempre più forte, in Europa vanno affermandosi. Le limitazioni alle prerogative dei militari sono anacronistiche e non ha più alcun senso non permettere loro una legittima negoziazione dei loro diritti salariali ed una tutela delle condizioni di lavoro. Un maggior riconoscimento di libertà e diritti – conclude Lizza – è opportuno anche in Italia ed, anzi, i recenti risultati condotti dalle Commissioni d’inchiesta parlamentari sull’utilizzo dell’uranio impoverito sono a dimostrarne la necessità”.   

Il 10 aprile, dunque, si discuterà dinanzi alla Consulta la legittimità della norma che limita i diritti dei militari italiani di iscriversi ad associazioni sindacali o di costituirne al fine della tutela dei loro diritti. Gli ex Forestali, che tale status hanno acquisito per imposizione e non per scelta, in base alla riforma Madia della P.A., hanno svolto in tale procedimento un intervento ad adiuvandum rispetto alle questioni sollevate dal Consiglio di Stato sul ricorso promosso dall’Associazione Assodipro. A stretto giro, seguirà poi l’udienza del 10 giugno in cui la Corte, interessata dal TAR abruzzese, dovrà decidere se era legittimo sopprimere il Corpo Forestale dello Stato e militarizzare i suoi membri, trasferendoli all’Arma dei carabinieri, privandoli di libertà costituzionali e diritti, anche sindacali, di cui prima della riforma godevano come qualsiasi altro dipendente civile dello Stato.