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Gli ultimi dati pubblicati da Srm confermano che la Campania continua a crescere a velocità maggiore del Mezzogiorno: un Pil che si attesta per il 2017 attorno all’1,9-2%, un incremento delle imprese dell’1,2% (+0,4% il dato del Sud e +0,1% quello nazionale) e un export che mette comunque a segno un + 2,1, anche se lontano dai livelli del Mezzogiorno (+8,5%) e del resto d’Italia (+7,3%), possono farci guardare con ottimismo alle possibilità di ripresa del nostro tessuto produttivo. “Erano quasi vent’anni che la nostra economia non faceva registrare numeri del genere – dice Vito Grassi, vicepresidente dell’Unione degli Industriali di Napoli – : un successo che va ascritto anche alle politiche nazionali messe in campo dal 2014 e a quelle regionali dal 2016, nonché alla collaborazione tra istituzioni che ha portato, da ultimo, all’istituzione delle Zes ”.

La Campania cresce a velocità maggiore del Sud e, in molti settori, anche del resto d’Italia. Qual è il dato del rapporto Srm che l’ha colpita di più?
Il vero exploit è quello delle start up innovative che in Campania crescono del 44,5% a fronte di una media Sud del 30,2% e italiana del 24,4% . Dati da cui emerge una nuova vitalità per la Campania grazie al connubio tra università e imprese. La Campania è al primo posto tra le regioni meridionali e quinta in Italia per start-up innovative con 623 unità pari al 7,4% del dato nazionale; ed è prima al Sud anche per investimenti in ricerca e sviluppo con un peso relativo della spesa sul Pil dell’1,3%, dato superiore a quello della macro area (1,07%) e in linea con quello nazionale (1,33%).
E’ per questo che anche i grandi colossi dell’innovazione cominciano ad interessarsi alla Campania?
La vitalità della nostra economia, specie sul fronte della ricerca e dell’innovazione, è dimostrata anche dall’interesse crescente di colossi come Cisco ed Apple che hanno deciso di investire a Napoli e la scelta della Federico II tra i competence center individuati dal Governo. E’ dall’asse tra imprese, mondo accademico e della ricerca che bisogna partire per agganciare le possibilità di sviluppo offerte dal piano Industria 4.0. E su questo fronte come sistema Confindustria ci stiamo già muovendo da tempo.
In che modo?
Stiamo promuovendo sul territorio l’attivazione dei Digital Innovation Hub organismi che hanno l’obiettivo di avvicinare la domanda e l’offerta di innovazione”. Di promuovere iniziative, svolgere attività e offrire servizi finalizzati alla trasformazione digitale delle imprese, al trasferimento tecnologico, alla innovazione e alla ricerca, cercando costantemente un confronto costruttivo con i diversi livelli istituzionali. Il nostro Campania Digital Innovation Hub si raccorda con l’Università Federico II e in generale con il sistema universitario e della ricerca locale, per assicurare una proficua collaborazione per la trasformazione e la crescita del nostro tessuto produttivo.
Il rapporto Srm mette, però, in evidenza anche numerose ombre nell’economia campana…
Certo persistono in Campania una serie di criticità su cui occorre lavorare, a partire da un tasso di occupazione del 42,8% , inferiore a quello del Sud (44,8%) e del dato italiano (58,4%), un tasso di disoccupazione al 19%, più elevato del Sud (17,9% ) e della media nazionale (10,6%) e una disoccupazione giovanile al 49,9%, contro il 46,6% del Sud e il 32,3% dell’Italia e soprattutto un numero ancora troppo elevato – il 29,1% – di laureati in cerca di lavoro, dato di poco inferiore a quello del Mezzogiorno, ma che supera di quasi 13 punti il dato italiano (16,8%). Ma emergono anche ampi spazi di recupero, insistendo sui tre pilastri della competitività territoriale: logistica, portualità e innovazione.