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Salerno – Carabinieri, Polizia e Guardia di Finanza, sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Salerno, hanno arrestato (e posto ai domiciliari) a San Marzano sul Sarno e Pagani nove giovanissimi “dall’età compresa tra i 18 ed i 23 anni“, chiarisce il Procuratore Corrado Lembo che, per ingannare il tempo, di notte, a bordo di due autovetture giungevano a Salerno e scorazzando per le vie della città (ma anche a Cava de’ Tirreni), infrangevano i vetri delle macchine parcheggiate sparando con due pistole ad aria compressa. La svolta nelle indagini l’hanno determinata le tante telecamere di sicurezza piazzate lungo le principali arterie: una di queste riprende la frantumazione del lunotto posteriore proprio mentre transita la seconda auto. “Da lì siamo risaliti alla targa della macchina, quindi al proprietario ed abbiamo iniziato le indagini portate a compimento anche grazie al decisivo contributo del Racis di Roma”, spiega il Comandante dei carabinieri Antonino Neosi. “Il Gip ha condiviso il quadro accusatorio: i nove sono ritenuti responsabili in concorso del reato di devastazione e saccheggio”, dice Lembo, che ricostruisce i fatti: “Nella notte tra il 10 e l’11 ottobre 2017 a bordo di due autovetture hanno posto in essere, mediante l’utilizzo di armi ad aria compressa una serie di danneggiamenti infrangendo i vetri di almeno 60 veicoli (dato basto esclusivamente sulle denunce presentato ma sicuramente superiore) parcheggiati tutti in aree di sosta dislocate lungo le vie del centro cittadino nel tratto compreso tra via Generale Clark e via Benedetto Croce. Nel corso della mirata attività investigativa, svolta anche grazie al fondamentale contributo fornito dalla Sezione Telematica del Raggruppamento Carabinieri Investigazioni Scientifiche di Roma che si è avvalsa di sofisticate attrezzature scientifiche, sono stati raccolti concreti ed univoci elementi di responsabilità nei confronti delle nove persone; in particolare l’acquisizione delle immagini dei sistemi di videosorveglianza pubblici e privati, la individuazione delle autovetture utilizzate nell’azione delittuosa, di cui veniva ricostruito il percorso anche grazie allo studio dei tabulati del traffico storico telefonico e telematico delle celle serventi i luoghi dei danneggiamenti, l’esito delle perquisizioni locali effettuate con il rinvenimento ed il sequestro delle due pistole ad aria compressa utilizzate nonché del relativo munizionamento sono tutti elementi probatori che corroborano la responsabilità degli indagati”. Il  sostituto Procuratore Katia Cardillo va oltre: “Ipotizziamo il danneggiamento di 150 autovetture”. La banda aveva creato un gruppo whatsapp chiamato ‘O Sistema e con icone simbolicamente forti (catene, bare ecc…) dal quale erano fuoriusciti in in sette appena scoperta la finalità ultima di quell’aggregazione. Lembo chiude: “I mass media, con la trasmissione alcuni serial Tv, non contribuiscono alla formazione di una giusta coscienza civile”