- Pubblicità -
Tempo di lettura: 5 minuti

Salerno – Emergono nuovi particolari in ordine alla vicenda relativa allo sbarco di 401 migranti e 26 cadaveri dalla nave spagnola Cantabria il 5 novembre. Così la Procura della Repubblica di Salerno ricostruisce i fatti: “I migranti ed i cadaveri – scrive il Procuratore Corrado Lembo – sono stati rispettivamente soccorsi e recuperati in quattro distinti eventi SAR (Search And Rescue) effettuati al largo delle coste libiche tutti in data 3 novembre 2017″.

Primo evento Sar (nr. 1822) – 146 migranti salvati: 28 bambini, 97 uomini, 21 donne di cui tre in stato di gravidanza, tutti recuperati mentre si trovavano a bordo di un gommone di colore bianco, dalla nave Cantabria.

Secondo evento Sar (nr. 1823) – 64 migranti salvati: 6 bambini, 36 uomini e 22 donne di cui due in stato di gravidanza, recuperati in mare nei pressi di un gommone parzialmente affondato di colore blu. Dalle testimonianze rese da alcuni dei sopravvissuti risulterebbe che a bordo del gommone affondato vi erano circa 150 persone. Il recupero di soli 64 migranti vivi consente di affermare che i migranti dispersi caduti in mare a seguito dell’affondamento (ed oramai quasi certamente deceduti per annegamenti) sono circa un centinaio. I migranti vivi e i cadaveri sono stati recuperati dalla nave Cantabria.

Terzo evento sar (nr. 1828) – 140 migranti salvati: 12 bambini, 88 uomini e 40 donne recuperati a bordo di un gommone dalla nave Bergamini della Marina Militare Italiana e successivamente trasbordati sulla Cantabria.

Quarto evento Sar (nr. 1821) – 53 migranti salvati: 8 bambini, 39 uomini e 6 donne di cui due in stato di gravidanza recuperati a bordo di un natante in vetroresina dalla nave irlandese Niamh e successivamente trasbordati a bordo della nave Cantabria.

Quanto ai cadaveri: 23 salme sono state recuperate direttamente dalla nave Cantabria durante il secondo evento di salvataggio in mare libico in acque internazionali e precisamente in posizione 33° 22’ N – 12° 46’ Est, in data 3 novembre; 3 salme sono state recuperate dalla nave Bergamini della Marina Militare Italiana durante il terzo Sar di salvataggio in mare Libico e acque internazionali e precisamente in posizione 33° 22’ N – 12° 46’ Est, il 3 novembre.

Tutte le salme sono state sottoposte a visita esterna e ad esame autoptico. I consulenti tecnici nominati dalla Procura hanno indicato la causa della morte ascrivibile ad asfissia per annegamento per tutte le 26 vittime. In un solo caso la morte è stata determinata anche da uno shock emorragico dovuto a rottura del fegato, senza segni esterni da rapportare ad eventi traumatici avvenuti prima della caduta in acqua, potendo attribuire tale lesione al verosimile impatto contro superfici solide smusse. Sulle salme non sono stati riscontrati segni di violenza fisica e/o sessuale recente. All’esito dei suddetti accertamenti, dopo l’effettuazione di tutti i prelievi dei campioni necessari alle future attività di identificazione, la Procura ha emesso il nulla osta al seppellimento dei cadaveri inoltrando la relativa documentazione al Tribunale Civile di Salerno per l’autorizzazione al seppellimento delle salme allo stato non identificate. Con provvedimento emesso il 14 novembre 2017, il Tribunale Civile ha emesso l’autorizzazione al seppellimento delle salme delle migranti decedute allo stato non ancora formalmente identificate. Ad oggi è stato possibile effettuare il riconoscimento formale di soli due cadaveri ad opera di altri migranti soccorsi.

La polizia giudiziaria, su delega della Procura, sta procedendo al tentativo di rintraccio dei parenti delle altre vittime ancora non identificate sia contattando i numeri telefonici trascritti su fogli di carta rinvenuti nascosti nei vestiti delle migranti decedute sia mediante l’inoltro delle fotografie dei volti delle vittime alle Ambasciate in Italia degli Stati di presunta provenienza delle migranti. Allo stato, utilizzando i numeri telefonici trovati tra i vestiti delle vittime si è riusciti a contattare telefonicamente i familiari di tre donne decedute che hanno fornito le generalità del loro prossimo congiunto di cui non avevano più ricevuto notizie. Secondo quanto riferito dai suddetti familiari, le donne risulterebbero tutte originarie della Nigeria. Le indagini fino ad oggi svolte hanno consentito di acquisire fronti di prova integranti gravi indizi di colpevolezza a carico di due uomini che si trovavano a bordo del gommone bianco (primo salvataggio Sar), nei confronti dei quali è stato emesso decreto di fermo. In particolare i due uomini sono stati accusati di aver contribuito, con le loro condotte, alle attività di tratta delle persone e di aver organizzato e trasportato 146 migranti a bordo di un gommone poi intercettato, in acque internazionali, dalla nave Cantabria. All’identificazione dei due scafisti Mohamed Ali Al Bouzid, di origine egiziana e Al Mabrrouc Wisam Harar, di nazionalità libica, si è giunti grazie alle dichiarazioni di più migranti che viaggiavano a bordo dello stesso gommone pilotato dai fermati. In occasione della udienza di convalida del fermo i due indagati si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Il Giudice per le indagini preliminari ha convalidato il decreto di fermo disposto dal Pm ed ha applicato ad entrambi la misura della custodia in carcere come richiesto dalla Procura. Le indagini proseguono per identificare gli altri scafisti e facilitatori che hanno operato sugli altri tre natanti e per l’identificazione degli smugglers appartenenti alle organizzazioni criminali operanti in Libia ed in Italia nella tratta dei migranti. Alle operazioni di salvataggio e recupero dei migranti sbarcati a Salerno il 5 novembre non hanno partecipato o collaborato unità navali appartenenti ad organizzazioni non governative”. Venerdì mattina i funerali con lutto cittadino.