- Pubblicità -
Tempo di lettura: 3 minuti

Salerno – Lei è Stefania Greco (foto in alto), vigile urbano a Salerno. Ha visto  le immagini della professoressa di Torino inveire contro gli uomini in divisa con parole irripetibili ed allora le scrive. Lei, che nell’espletamento del proprio lavoro sulla sua pelle ha subito la violenza dell’aggressione da parte di extracomunitari sul lungomare, che si firma ‘una mamma poliziotta’, con pacatezza, afferma: “Cara prof. che hai augurato la morte ad un poliziotto, chi ti scrive è un’ agente di polizia municipale di Salerno che pochi mesi fa è stata aggredita brutalmente da quattro egiziani ubriachi e pericolosi, mentre svolgeva il proprio servizio. Vorrei solo ricordarti che dietro una divisa vi è sempre una persona, una madre, un padre, un figlio, un marito o una moglie! Vorrei solo ricordarti che ogni giorno indossiamo questa divisa che ormai è cucita sulla nostra pelle con la consapevolezza che andiamo a rischiare la nostra vita per pochi euro. Ogni giorno, ogni notte che trascorro in servizio penso ai miei due bimbi piccoli che ho lasciato a casa e che potrebbero trovarsi soli all’improvviso per colpa di gente come te che istiga alla violenza e all’odio nei confronti di chi ha scelto di svolgere questo lavoro. Eppure andiamo avanti, con dignità e grande senso di responsabilità non solo nei confronti della nostra famiglia ma anche dei cittadini come te che difendendiamo per strada. Vorrei ricordarti che anche se ci auguri la morte e ci sputi addosso noi continueremo a far rispettare la legge anche e soprattutto per la tua sicurezza, per garantire a te e alla tua famiglia la possibilità di girare per strada senza il pericolo di essere stuprata o sputata in faccia o aggredita come tu ci auguri. Vorrei solo ricordarti che noi poliziotti cerchiamo di essere esempio di vita e di condotta per i nostri figli e per tutti i cittadini; certo le mele marce ci sono, ma questo non ti giustifica, non ti autorizza ad augurare la morte a nessuno! Anzi al contrario dovresti essere di esempio tu ai tuoi studenti, insegnare loro che la risposta giusta alla violenza non è altra violenza. Per questo voglio salutarti augurandoti, cara prof., di continuare ad insegnare e di trovare sempre lungo il tuo percorso giovani intelligenti che impareranno dal tuo esempio e dalle tue parole di odio e morte invece il vero senso della vita e, chissà, molti di loro decideranno da grandi di indossare queste stesse divise che tu denigri tanto. Questo è ciò che io ti auguro”.