Tempo di lettura: 3 minuti

Il Benevento ci è ricascato di nuovo. Altro che l’arrivo della “Primavera” auspicato dopo lo scintillante blitz di Cerignola. La sciagurata prestazione contro un modesto Trapani capace di espugnare il ‘Vigorito’ con il minimo sforzo ha chiaramente detto che il successo di una settimana fa in Puglia va visto solo come una rondine, nulla più. I calcoli e le tabelle per conquistare il miglior piazzamento possibile nei playoff hanno dovuto fare i conti con la dura realtà: quella giallorossa non è una squadra adatta al clima di perenne lotta che si respira in Serie C, prima ancora di addentrarsi in discorsi di carattere tecnico o tattico. A denti stretti e tra le righe non ha potuto che ammetterlo anche Auteri nel post-gara, con il tecnico di Floridia quasi inerme al cospetto di tanta mediocrità agonistica.

L’arbitraggio? In fondo è sempre stato l’alibi dei perdenti, al netto di una nuova direzione di gara disastrosa vista al “Ciro Vigorito” con annesso penalty solare non fischiato a Lanini nel primo tempo. Ma giustificare solo con le pessime decisioni della giacchetta nera il ko della Strega non corrisponderebbe alla realtà dei fatti perché la sconfitta contro i ragazzi di Aronica è stata, purtroppo, molto di più. Inutile girarci intorno: sul piano dell’agonismo, della voglia di battagliare su ogni palla fino al 95esimo e della capacità di calarsi nel clima dei campi della serie C, il Benevento è lontano anni luce da quello che andrebbe fatto per avere la minima possibilità di farla franca. Il futuro in chiave playoff, dopo una batosta simile, appare nero come la pece perché rispetto al match contro il Trapani quello che avrà davanti la squadra di Auteri in termini di “clima da C” è qualcosa in più di una montagna di scalare. Ai siciliani, complice anche un arbitraggio a dir poco permissivo, è bastato alzare l’asticella dell’agonismo con continue perdite di tempo nella ripresa per non correre praticamente più nessun pericolo, tranne lo sciagurato doppio errore dal dischetto di Manconi che ha fallito anche il replay concesso dalla giacchetta nera che ha fatto ripetere il tiro dagli undici metri.

I tanti errori in attacco, poi, hanno fatto il resto delineando un quadro desolante di una squadra senza ‘anima e core’, due condizioni imprescindibili per fare bene nel calcio a qualsiasi latitudine, peggio ancora nel combattivo girone meridionale. Difficile, dopo un nuovo tsunami, rimettere insieme i cocci di una squadra che da gennaio in poi ha smesso di essere una grande orchestra per tramutarsi in un insieme di solisti svogliati. All’appello ora manca solo la trasferta di Giugliano, poi il Benevento conoscerà il suo avversario nei playoff. Alla ripresa degli allenamenti mister e squadra potranno e dovranno guardarsi negli occhi con l’auspicio che possa scattare nel gruppo qualcosa almeno per chiudere in maniera dignitosa una stagione che da gennaio in poi ha assunto toni da film horror.