Siamo alla fine del campionato e la Casertana è salva. Il bilancio è positivo ma il cammino non lo è di certo. Lo spartiacque propedeutico a questa salvezza è stato il ritorno di Manuel Iori che aveva lasciato Caserta per cinque settimane più o meno, dopo un interregno di difficile comprensione ed adattamento di Massimo Pavanel.
Iori era stato esonerato ad inizio gennaio quando tutto l’ambiente, allenatore compreso, si aspettava grandi cose dal mercato di riparazione. Si doveva riparare alla mancanza di un attaccante, e, va detto, che Carlo Taldo ha fatto molto: nel mese di gennaio, sono arrivati Vano, Bunino, Egharevba e Kallon all’ultimo giorno utile, poi Ciano approdato da svincolato. Ciononostante, la marcia era sempre la stessa, lenta ed inesorabile verso l’ultimo posto. Fino al ritorno di Iori che, anche quando era in sella da inizio stagione, non aveva mai fatto mancare l’identità alla squadra e soprattutto una filosofia di gioco ben riconoscibile. I più maliziosi intenderebbero dire che “Chissà se Iori avesse avuto gli attaccanti, dove sarebbe arrivato“. Domanda retorica e spontanea.
La linea verde e la salvezza all’ultima giornata: qualcosa non è funzionato
Il campionato della Casertana è stato brutto. Le aspettative erano diverse. Ci si aspettava sicuramente un campionato diverso. La linea verde promossa da D’Agostino non ha premiato fino in fondo, si deve dire la verità. Dopo l’esperienza di Cangelosi, il presidente aveva promosso il ringiovanimento della rosa, compresa la scelta dell’allenatore: Iori veniva da due esperienze in primavera, e poche partite con una squadra di serie D; quella con la Casertana, è stata la prima grande dell’ex calciatore di Cittadella e Chievo.
Però, a differenza della squadra dello scorso anno, Iori aveva a disposizione soltanto Bacchetti e Carretta: tutti gli altri, Curcio, Tavernelli, Venturi… Sono partiti per altri lidi. Non ci si doveva confondere con quello che è successo qualche mese prima: le ambizioni, erano diverse da inizio stagione, dalla preparazione al ritiro a Roccaraso. Col senno di poi, le parole dell’allenatore che diceva che voleva calciatori che vogliono indossare la maglia della Casertana erano significative, eccome. Chissà quanti messaggi dei procuratori aveva dovuto scoprire, mentre erano i primi giorni nella città della Reggia…
Il film: il bel gioco, l’assenza di risultati, l’esonero, il ritorno, e l’emozione della salvezza
L’importante è che ci sia stato il lieto fine, innanzitutto. Altrimenti il tono con cui si scrive e si legge quest’articolo, avrebbe ben altra cadenza. Il bel gioco non è mai mancato, il carattere nemmeno. Sono mancati i risultati ma mai il carattere, questo è certo ed è giusto sottolinearlo. Iori ha disegnato un vestito di necessità ai suoi. La carenza degli attaccanti a trovare la porta – proprio a tirare verso la stessa – ha costretto all’allenatore varesotto di fare necessità virtù e di schierare spesso Carretta e Proia come coppia inedita d’attacco. Nella prima vittoria in trasferta, è proprio con questo duo offensivo che arrivarono i tre punti: è stata col Crotone per 3-2.
Quello delle sconfitte è purtroppo il numero più alto delle statistiche stagionali, ma al contempo sono arrivati dei pareggi corroboranti, utili al morale, alla classifica sicuramente, ed al definitivo raggiungimento di un’identità. Spesso c’è stata lontananza da parte dei tifosi, che comprensibilmente si aspettavano un campionato diverso. Ma, l’amore verso la maglia ha riavvicinato i supporters casertani verso un finale di stagione importante.
I pareggi più importanti sono arrivati a Foggia ed a Potenza contro il Sorrento. Per buona cronaca, anche quello di Catania con Pavanel in panchina, è stato un risultato utile, poi vanificato da prestazioni incolori e risultati assenti. Nel computo generale della stagione, apprezzabilissimi anche i punti guadagnati col Monopoli, che si appresta a disputare i playoff da vera underdog: con i pugliesi, è maturato lo 0-0, e la Casertana avrebbe meritato sicuramente di più per le occasioni maturate… Ah, se ci fosse stato un attaccante… Da considerare, infine, la vittoria ad inizio stagione contro la Ternana, ed il pareggio allo scadere contro il Latina.
Sicuramente la partita più importante è stata l’ultima contro il Trapani. Le vigilie a questa partita sono tante. Ed il plurale è necessario. Dal secondo esordio in panchina di mister Iori, la direzione era certa: “Amma jetta ‘o sanghe“. Non c’era niente da festeggiare dopo la vittoria contro il Sorrento. C’era da combattere e da evitare i playout. Allora, anche se non si diceva e non si dirà mai, tutti a fare i conti per evitare il doppio scontro: bastano nove punti con l’ultima in classifica, che era – ed è – il Foggia. Però, siamo sicuri che i playout si giocano? Turris e Taranto sono penultima e ultima? No, si giocano, loro sono escluse dal campionato. Ma le penalizzazioni a Foggia e Messina? Si scontano al campionato prossimo… Solita confusione all’italiana, come la frittura.
Sorrento, Monopoli, Foggia, Giugliano, Potenza, Crotone, Trapani: c’erano sei guerre da combattere e non c’era tempo per festeggiare. Ma poi, festeggiare cosa? Il ritorno alla vittoria col rischio della retrocessione o dei playout?
Ora sì. C’è tempo e voglia per festeggiare. Bene così, mister Iori, la salvezza di questo campionato ha il tuo nome e cognome. Ci vediamo per organizzare il ritiro precampionato, come ci auguravamo all’ultima conferenza pre-gara.