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Ancora una volta, la città si è fermata per stringersi attorno ai suoi eroi. I biancoverdi sono tornati a casa e ad accoglierli c’erano migliaia di volti, di voci, di mani alzate al cielo. Una festa che non conosce fine, una passione che non si spegne mai.

Le strade del capoluogo si sono trasformate in un fiume umano: cori, bandiere, fumogeni, emozioni. Da via Carducci a via Annarumma, ogni angolo ha raccontato una storia di appartenenza, di fede, di amore incondizionato. Il pullman della squadra ha sfilato tra due ali di folla in delirio, accompagnato da canti e applausi che sembravano non finire mai.

È il proseguimento naturale di una promozione che ha unito tutti sotto gli stessi colori. Una città intera che si è riscoperta comunità, che ha trovato nel calcio la sua voce più autentica. L’Avellino non è solo una squadra: è un simbolo, è identità, è orgoglio.

Ma la stagione non è ancora finita. Dopo l’abbraccio della gente, si torna al lavoro: all’orizzonte c’è l’ultimo impegno ufficiale, la Supercoppa. Sabato prossimo a Chiavari, contro la Virtus Entella, l’Avellino disputerà la seconda e ultima gara del mini-torneo che assegna il titolo simbolico tra le regine della Serie C. Sarà l’ultimo atto sul campo, ma non certo l’ultimo brivido.

Perché questo finale di stagione non è solo una chiusura: è un trampolino verso il futuro. Un futuro che i tifosi sognano a occhi aperti. E intanto, si canta, si balla, si brinda. Perché ad Avellino, quando si vince, si vince insieme.