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Fine della corsa. Neanche il tempo di iniziare il suo cammino nei play off e per il Benevento è già tempo di leccarsi le ferite (LEGGI QUI) che sarà difficilissimo anche solo lenire. Nonostante i tanti buoni propositi manifestati alla vigilia da Auteri in una conferenza stampa che trasudava ottimismo da tutti i pori, il Benevento si è sciolto come neve al sole. E dall’altra parte, giusto ribadirlo, non c’era certo una corazzata, ma un discreto gruppo di sbarbatelli che in appena 45′ ha rifilato tre reti ad una Strega inerme, a tratti inquietante per la pochezza vista contro la Juventus Next Gen. Tre gol e almeno altrettanti falliti di un soffio con il Benevento a vagare in mezzo al campo in tutti i suoi effettivi senza alcuna voglia di lottare. Perdere fa parte dello sport. Essere umiliati in casa nella gara più importante dell’anno con un punteggio quasi tennistico senza il minimo accenno di reazione è semplicemente altro. Chissà, magari un giorno qualcuno spiegherà i motivi di un crollo verticale di una squadra che ha incantato fino a dicembre, ma l’errore più grande è stato quello di ignorare gli inequivocabili segnali di prime crepe arrivati già nella trasferta di Trapani il giorno dell’Immacolata. Semplicemente folle la scelta di Carli di non aggiungere alcun rinforzo a gennaio, unica squadra delle 60 di Lega Pro ad agire così, quando tutte le altre sono corse ai ripari provando a migliorarsi. Nulla di tutto questo nel Sannio dove si è vissuto un girone di ritorno con numeri davvero imbarazzanti e con una squadra che ha perso qualsiasi stimolo e la minima voglia di combattere. La scellerata scelta di esonerare Auteri e chiamare Pazienza con il Benevento a -2 dalla vetta ha fatto il resto, dando il colpo di grazia ad un collettivo mai apparso davvero coeso. Proprio il concetto di unità di intenti è stato ribadito più volte nelle ultime settimane da don Gaetano, aspetto in fondo strano perché l’andare tutti nella direzione dovrebbe essere la normalità in una squadra di calcio e non un qualcosa di auspicabile. Il tecnico di Floridia, richiamato in fretta e furia dopo la pessima gestione di Pazienza (“lo avevo scelto già prima di Andreoletti“, spiegò Vigorito il giorno della presentazione) ha provato in tutti i modi a scuotere il gruppo, ma ieri sera nel suo camminare sconsolato davanti la panchina c’era tutta la delusione di un tecnico che ha capito di avere davanti una situazione senza alcuna speranza e un gruppo di calciatori inadeguato e da tempo con la testa altrove. 
 
Se non fai i contrasti non hai alcuna possibilità“, questa era stata la non banale analisi di Auteri dopo lo sciagurato ko casalingo contro il Trapani di due settimane fa. Ecco, il Benevento visto contro la Juventus, prima ancora di addentrarsi in ormai inutili disamine tecnico o tattiche, ha fallito clamorosamente nell’approccio e nello svolgimento di una gara che ha visto Berra e soci soccombere su ogni pallone. Anzi, in alcuni casi senza nemmeno provarci come sui due primi gol subiti quando a Pietrelli e Cudrig è stato permesso di fare di tutto non opponendo la minima resistenza. I restanti minuti sono stati un vero e proprio incubo con i giallorossi assolutamente incapaci di reagire. Anzi, è apparso chiaro che ad un certo punto la Juventus Next Gen ha preferito non infierire altrimenti il punteggio (1-5) sarebbe stato tennistico e forse oltre. 
 
Il Benevento in questa stagione, da un punto in poi, ha fatto tutto il possibile per rovinare quello che era apparso straordinario solo fino a poche settimane fa con la “Strega dei giovani” invidiata da tutta Italia. Difficile capire i motivi di tutte le scelte societarie che hanno portato al disastro finale in un attorcigliarsi su se stessi tafazziano oscurando quanto di buono era stato fatto prima e portando i rapporti tra squadra e proprietà ai minimi storici come non si era mai visto prima. Il futuro? Dopo un disastro simile è difficile immaginarlo ma urge quanto prima fare chiarezza perché raccattare i cocci di questa stagione sarà impresa ai limiti dell’impossibile e il tempo a disposizione non è molto.