Una bufera su Salvatore Bagni, soldi per poter piazzare giocatori in Serie C. E’ quanto è emerso dal servizio delle Iene firmato da Luca Sgarbi e Claudio Bongiovanni.
Un meccanismo che gli avrebbe garantito introiti importanti per far giocare atleti in terza serie, giocatori sparsi in ogni zona di Italia, Campania compresa anche se la lista delle squadre fatta dall’ex campione del Napoli, oggi talent scout, non è stata resa nota. L’unica menzionata, società amica, è la Vis Pesaro.
Famiglie facoltose che pagano somme importanti per poter mettere atleti nelle squadre con la possibilità di farli giocare e quella pesarese sarebbe anche la piazza con la titolarità assicurata.
Nessun problema se è l’agenzia di Bagni a scovare e proporre prospetti alle società, serve pagare se, invece, sono loro ad essere avvicinati. Nel servizio in questione, 20mila euro erano stati pattuiti per la Vis Pesaro e 30mila per Bagni. Fa onestamente tristezza aver visto al tavolo un direttore sportivo, Michele Menga, e un allenatore di una squadra professionistica, segnale che la società era al corrente di tutto, e un emblema come Bagni. Tutti pronti a prendere soldi, cash ovviamente e direttamente alle persone, per il sogno di un ragazzo.
Previste anche sponsorizzazioni ma Bagni ha cercato di evitare questa strada perchè, “quei soldi vanno alle società, meglio trattare coi direttori sportivi. Se il direttore dice che deve giocare, l’allenatore lo fa giocare”.
E il talento? E’ secondario di fronte a questo quadro. Bagni parla di 13 giocatori le cui famiglie pagano, tutti nei settori giovanili professionistici.
Le famiglie e qui si tocca un tasto dolente perchè il servizio è chiaro: nasce dalla volontà di un fratello. Perchè, e nessuno ce ne voglia, il primo messaggio di indirizzo parte proprio dai genitori e la chiave sta tutta nei convitti, molto spesso pagati da loro pur di avere i figli nelle realtà più importanti. Un’abitudine che non tocca i grandi club di Serie A e tante realta campane come il Benevento, ad esempio, dove il presidente Vigorito fa sacrifici enormi. Una debolezza che trova terreno fertile nelle società che si troverebbero in mano soldi facili ma questo non li esclude dalle responsabilità e da una sorta di complicità.
E il ruolo delle società di appartenenza di questi ragazzi? Non si può escludere visto che il più delle volte sono loro a spingere i ragazzi al di fuori della Campania, una regione che vanta una decina di società professionistiche che non si piegano a certe dinamiche.
E allora sorge il dubbio: nonostante questo, come mai i ragazzi decidono di andare via e che peso hanno le scuole calcio nella scelta di indirzzamento? Forse una prima risposta arriva da questo servizio.