Tra le figure professionali che riguardano la sicurezza sul lavoro,il preposto non si limita a “stare attento” o “supervisionare”, è una presenza che tiene in equilibrio la tensione tra operatività e tutela. Non impugna strumenti legislativi con l’arroganza di chi comanda, ma indossa la responsabilità di chi si rimbocca le maniche ogni giorno, traducendo le norme in prassi concrete. Cammina accanto ai lavoratori, li conosce per nome, ne osserva i gesti, ne intuisce gli errori prima che accadano. Non è un burocrate: è un radar umano, calibrato sulla sicurezza.
Abbiamo parlato dell’importanza della formazione per la figura del preposto per la sicurezza con il team di Progetto81, che si occupa di formazione e consulenza in merito alla sicurezza sul lavoro, offrendo anche il corso preposto, di seguito un riassunto della nostra chiacchierata.
Il confine sottile tra vigilanza e intervento
C’è una differenza sostanziale tra vedere e sorvegliare. Il preposto per la sicurezza sul lavoro non si limita a lanciare uno sguardo distratto ai processi: li scruta, li legge tra le righe, li anticipa. Il suo mestiere sta in quell’istante prima che accada qualcosa: un’attrezzatura che non funziona come dovrebbe, una scala dimenticata in un angolo, una procedura data per scontata. Non aspetta che l’errore si compia. È lì, in quel “quasi”, che si muove. Lo fa spesso in silenzio, con l’autorevolezza di chi non impone, ma indirizza.
E se un lavoratore ignora una regola? Il preposto lo richiama. Se un’attività si svolge in condizioni non sicure? La blocca. Non chiede permesso. Non cerca scuse. La legge è dalla sua parte, gli assegna un ruolo attivo, quasi reattivo: non è spettatore, ma parte integrante della prevenzione.
Nel tessuto aziendale è l’unico, spesso, che possa permettersi di interrompere il flusso di lavoro. È lui che deve sapere quando è il momento di alzare la mano, quando allertare i dirigenti, quando prendere in mano la situazione. Non ha solo una funzione: ha una missione.
Formazione e consapevolezza: la costruzione del preposto
Nessuno nasce preposto. Lo si diventa. E non basta il buon senso, non bastano gli anni di esperienza o la conoscenza del mestiere. Serve metodo, serve struttura, serve formazione. Ed è qui che il quadro si fa più complesso, perché il preposto ha bisogno di strumenti tanto tecnici quanto umani. Deve conoscere i rischi, certo. Ma deve anche saper comunicare, interpretare le dinamiche di gruppo, guidare senza imporsi, ascoltare senza perdere il controllo.
Il legislatore non si è limitato a chiederne la presenza: ne ha normato la formazione. Le ore di corso non sono un passaggio burocratico, ma un’occasione per trasformare l’intuito in competenza. Si studiano le relazioni tra le figure aziendali, si comprendono i meccanismi della prevenzione, si impara a leggere una valutazione del rischio come si leggerebbe una mappa in una foresta: sapendo che ogni dettaglio può fare la differenza tra sicurezza e tragedia.
E poi c’è l’aggiornamento. Perché il mondo cambia, gli strumenti cambiano, e la sicurezza non può restare indietro. Il preposto non è mai un ruolo “acquisito per sempre”. È un impegno rinnovato, giorno dopo giorno, verifica dopo verifica.
Il ruolo del preposto per la sicurezza
Il preposto per la sicurezza sul lavoro vive in una terra di mezzo. Non è un manager, è una guida. Non è un operaio qualsiasi, ma lavora accanto a loro. In quella posizione ibrida, spesso scomoda, trova però una forza straordinaria: quella della fiducia. I colleghi lo vedono come “uno di loro”, ma sanno che quando parla di sicurezza, non lo fa per compiacere i superiori. Lo fa perché ci crede. Perché ne ha visto le conseguenze. Perché sa cosa vuol dire dover chiamare un’ambulanza, o peggio ancora, dover raccontare a una famiglia che qualcosa è andato storto.
Il suo potere non sta nel comando, ma nella credibilità. È il primo ad arrivare, l’ultimo ad andarsene. Parla poco, ma quando lo fa, tutti ascoltano. Non cerca medaglie, ma pretende attenzione. E la ottiene, non con la forza, ma con la coerenza. Giornata dopo giornata, costruisce un clima in cui le regole non sono un peso, ma una garanzia.
Una figura sempre più centrale, un bisogno sempre più urgente
Negli ultimi anni, l’attenzione verso il ruolo del preposto per la sicurezza sul lavoro è cresciuta. Le norme si sono fatte più chiare, le responsabilità più definite, i doveri più stringenti. Eppure, resta sempre una figura da scoprire, da valorizzare. In troppe aziende è ancora vista come un “di più”, in realtà, è una colonna portante della sicurezza.
Il contesto produttivo cambia a ritmi serrati. Nuove tecnologie, nuove metodologie, nuovi rischi. E in mezzo a tutto questo, serve qualcuno che tenga il punto. Che sappia adattarsi, certo, ma senza cedere sui principi.
Non è un compito per tutti. Ci vuole tempra, ci vuole intuito, ci vuole preparazione. Ma soprattutto, ci vuole la capacità di vedere dove gli altri passano distratti. Di cogliere il pericolo quando è ancora solo un sussurro. Di trasformare ogni giornata lavorativa in una dimostrazione silenziosa che sicurezza non significa lentezza, ma consapevolezza.
Formare i Preposti
Per chi desidera investire davvero in sicurezza, formare dei preposti capaci è il primo passo. Affidarsi a realtà come Progetto81 significa scegliere un percorso concreto, basato sull’esperienza e sulla realtà quotidiana delle aziende. Una formazione che non si ferma alla teoria, ma che si traduce in competenze vive, pronte a essere applicate, senza esitazione, là dove serve davvero.