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“Riconoscere la Palestina quale Stato democratico e sovrano”. Lo chiede una mozione all’ordine del giorno del prossimo consiglio comunale di Napoli, convocato per il 23 maggio. La firmano 11 consiglieri, tutti esponenti di maggioranza. Sono il promotore Rosario Andreozzi (Avs) ed il collega di gruppo Luigi Carbone. E tutti i consiglieri di Pd e M5s. Ovvero i dem Gennaro Acampora, Aniello Esposito, Pasquale Esposito, Salvatore Madonna, Mariagrazia Vitelli e la presidente del consiglio comunale Enza Amato. E i pentastellati Ciro Borriello, Claudio Cecere e Salvatore Flocco. Ma per Andreozzi altri voti arriveranno dall’aula, e si manifesta fiducia nell’approvazione.

L’atto intende impegnare il sindaco e l’Amministrazione a rappresentare una serie di richieste al governo nazionale. Sono ben 11 i punti del documento. Il primo chiede di riconoscere la Palestina quale Stato democratico e sovrano “entro i confini del 1967 e con Gerusalemme quale capitale condivisa”. Uno Stato che “conviva in pace, sicurezza e prosperità accanto allo Stato di Israele”, con la piena assunzione “del reciproco impegno a garantire ai cittadini di vivere in sicurezza al riparo da ogni violenza e da atti di terrorismo, al fine di preservare nell’ambito del rilancio del Processo di Pace la prospettiva dei “due popoli, due Stati”. Ma anche a promuovere il riconoscimento dello Stato di Palestina da parte dell’Unione europea, ricordando il pronunciamento dell’Europarlamento nel 2014. E di sostenere, in tutte le sedi internazionali e multilaterali, ogni iniziativa volta a esigere il rispetto immediato del cessate il fuoco, la liberazione incondizionata degli ostaggi israeliani ancora nelle mani di Hamas, la protezione della popolazione civile di Gaza e la fine delle violenze nei territori palestinesi occupati. Tra le iniziative da perseguire, il sostegno al cosiddetto “Piano arabo” per la ricostruzione e la futura amministrazione di Gaza, anche alla luce “del favore di larga parte della comunità internazionale”.

Tra le richieste da portare a Palazzo Chigi, il “sospendere urgentemente, ove in essere, le autorizzazioni di vendita di armi allo Stato di Israele“, se concesse anteriormente alla dichiarazione dello stato di guerra dell’8 ottobre 2023. Come pure lo stop all’importazione degli armamenti israeliani. Nella mozione trova posto l’invocazione di sanzioni al Governo di Israele, per “la sistematica violazione del diritto internazionale e del diritto internazionale umanitario”, e nei confronti dei coloni responsabili delle violenze in Cisgiordania. C’è inoltre l’allarme per la popolazione civile della Cisgiordania, della quale si esige “la tutela dell’incolumità”. Tra le “azioni efficaci” da intraprendere contro le violazioni, anche la sospensione dell’accordo di associazione EU-Israele, e la “piena attuazione” ai mandati di arresto della Corte Penale Internazionale. Un tribunale la cui legittimità va sostenuta “in tutti i consessi europei ed internazionali”. Un testo impegnativo, come si vede. Ma che affronta un tema cruciale, molto sentito anche in città. L’iniziativa giunge pochi giorni dopo il caso della Taverna Santa Chiara. Episodio seguito da forti polemiche: anche all’indirizzo dell’amministrazione comunale, per l’istantanea solidarietà espressa ai due turisti di Tel Aviv.