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E’ stato definito muro contro muro, testa a testa, prova di forza, braccio di ferro e chi più ne ha più ne metta.

L’immagine dei giocatori del Benevento che si presentano ai cancelli dell’Imbriani per un allenamento che non sosterranno mai sta diventando un’abitudine di questo periodo e sarà così almeno fino a che non smetterà questo periodo di ferie imposto dalla società.

Una scelta che non si capisce bene a chi possa giovare, una presa di posizione che all’inizio poteva sembrare prova di coraggio ma che si sta trasformando quasi in una situazione ridicola.

Anche perchè, se prima c’era Carli ad aspettarli per dirgli ‘qui non si passa’, ora non c’è neanche l’usciere a dirgli di andare via.

Sono partiti in 15 ma 4 si sono immediatamente defilati (Borello, Ferrara, Tosca e Veltri) accettando la scelta societaria. Ne sono rimasti in 11: Lanini, Capellini, Manfredini, Lucatelli, Agazzi, Berra, Acampora, Meccariello, Pinato, Viviani e Oukhadda. Numero che potrebbe anche variare se qualcuno decide di mettere fine a questa presa di posizione.

Ed è bello vedere l’ostinazione e l’attaccamento di questo giocatori, la forza con la quale chiedono di potersi allenare, lo spirito con cui ogni mattina si svegliano per dare il proprio contributo al Benevento: peccato che il campionato sia finito. Peccato che non sia stato lo stesso messo in campo quando contavano i punti.

Giocatori che hanno messo insieme più presenze in foto di fronte all’Imbriani che in maglia giallorossa, che si sono spesi di più per testimoniare il ‘torto subito’ che per recuperare un pallone o dare una mano al compagno. Tanto decisi all’esterno quando indolenti nel rettangolo di gioco, passivi, quasi irritanti se si esclude qualche fiammata.

Nel torneo appena finito serviva solo che mettessero la matà della decisione con cui si stanno muovendo adesso. Forse non si sarebbero distinti per marcature perse, gol sbagliati a porta vuota, compagni sabotati o isolati o gol presi in fotocopia. Forse il Benevento sarebbe stato eliminato comunque al primo turno. Di sicuro non avrebbe vinto il campionato.

Quando un giocatore dimostra convinzione quando gli toccano qualcosa di personale (ferie e vacanze al mare) e non quando indossa la maglia della società che lo paga, beh di strada non se ne fa tanta. In un’annata balorda con tanti colpevoli, un dado può essere tratto: la società non ha sbagliato la scelta dei calciatori, ma quella degli uomini.