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Un’Italia disillusa lascia le urne semivuote, ma in Irpinia si registra una partecipazione leggermente superiore alle attese. Nonostante la possibilità di votare anche oggi fino alle ore 15, i referendum sulla cittadinanza e sul lavoro sembrano destinati a fallire sul piano della validità: troppo bassa l’affluenza nazionale registrata alle 23 di ieri, ferma al 22,73%. Una distanza siderale dalla soglia del 50% necessaria affinché la consultazione sia valida. Per fare un paragone, nel 2011, alla stessa ora e con la stessa modalità su due giorni, il referendum sull’acqua pubblica aveva già toccato il 41,1%.

In questo scenario di disincanto diffuso, l’Irpinia prova a distinguersi, facendo segnare un’affluenza leggermente superiore sia alla media regionale (20,34%) sia a quella nazionale. Secondo i dati ufficiali, alla chiusura dei seggi del primo giorno – domenica 8 giugno – ha votato il 22,92% degli aventi diritto nei 501 seggi distribuiti sul territorio provinciale. La città di Avellino mostra un comportamento più partecipe: nei 72 seggi cittadini ha votato il 27,82% degli elettori. A sorprendere sono anche alcuni piccoli comuni che superano la soglia simbolica del 30%: Manocalzati, Grottolella, Pratola Serra, San Nicola Baronia e Sorbo Serpico guidano la classifica locale della partecipazione.

In fondo alla lista si colloca invece il comune di Quindici, dove appena l’11,80% degli aventi diritto si è recato alle urne, riflettendo un sentimento di distacco che in molti territori italiani è diventato la norma.

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