Tempo di lettura: 3 minuti

Sui binari morti della stazione di Avellino cresce ormai l’erba. Nessun treno, nessun fischio in lontananza. Solo silenzio. Dopo 133 anni di storia, nel 2012 si chiudeva il sipario su una delle stazioni simbolo dell’Irpinia. L’ultimo a credere che ci fosse ancora un futuro era stato Armando, il barbiere. Apriva il suo salone anche la domenica, per i pochi clienti affezionati. Intorno a lui, la desolazione. Il bigliettaio e il capostazione di Trenitalia restavano in servizio, ma passavano le giornate leggendo il giornale, tra muri scrostati e pensiline deserte. Sulla bacheca, un messaggio beffardo: “Orari non validi”.

Il declino non era arrivato all’improvviso. Aveva seguito una traiettoria lenta ma costante. Prima le corse a lunga percorrenza per Roma e Milano, poi — nel 2010 — la chiusura della storica Avellino-Rocchetta Sant’Antonio, narrata da Francesco De Sanctis nel suo “Viaggio elettorale”. Quella tratta, considerata ormai un “ramo secco”, veniva sacrificata in nome della razionalizzazione. Ma il colpo finale era arrivato con la delibera regionale del 9 agosto 2012: venivano cancellate le ultime diciannove corse locali e Avellino usciva ufficialmente dalla mappa ferroviaria della Campania.

Oggi la situazione è ancora più grave. La stazione è vuota, il piazzale desertificato, e nessun piano credibile sembra all’orizzonte. Sulla linea Benevento-Napoli via Valle Caudina, si moltiplicano i disservizi. Pendolari costretti a scendere dai treni per salire su autobus sostitutivi; orari saltati, coincidenze perse. Il manager Eav, Umberto De Gregorio, propone una “soluzione” che ha fatto infuriare tutti: da Baiano meglio prendere direttamente l’autostrada. Le reazioni non si fanno attendere. I sindaci del Mandamento baianese e i comitati civici ne chiedono le dimissioni. Il comitato “Evitiamolo” di Sperone ha lanciato appelli ai consiglieri regionali. La richiesta è chiara: basta sperimentazioni, serve affidare la linea a Ferrovie dello Stato. Nel frattempo, il botta e risposta tra il sindaco di Benevento, Clemente Mastella e il ministro Matteo Salvini alimenta polemiche e rimpalli, ma non risolve nulla.

Intanto, i cittadini continuano a pagare. Ragazzi che non riescono a raggiungere l’università, lavoratori costretti a prendere l’auto ogni giorno, famiglie che si sentono isolate. In una Campania che parla di alta velocità e mobilità sostenibile, l’Irpinia resta tagliata fuori. Avellino senza treni. La Valle Caudina senza treni. Il Mandamento, l’Alta Irpinia, Solofrano-Montorese, la Valle del Sabato, l’Arianese: tutte aree diverse, ma unite da un destino comune. Un territorio vasto e ricco di storia lasciato senza collegamenti ferroviari, privo di infrastrutture essenziali, tagliato fuori dalle grandi direttrici dello sviluppo. Una provincia intera condannata all’isolamento e all’oblio. Questa è, oggi, la cruda realtà dell’Irpinia.