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Se c’è un modo per confermare che esiste il principio fisico dell’immobilità di tutte le cose, basta farsi due passi dalle parti di Lungosabato Matarazzo.

La pista ciclabile non è stata completata; i lavori di ricostruzione dell’argine, in parte travolto da uno smottamento quasi un decennio fa, non sono stati ultimati; la voragine delle lunghezza di decine di metri che tra la parte di marciapiede ancora visibile e la spalletta dell’argine fa sempre bella mostra di sè e, insomma, nulla è cambiato, al contrario del celebre passo de “Il Gattopardo”, là dove si legge, grosso modo, che “tutto cambia, affinché tutto resti tale e quale”.

Non cambia, ovviamente, nemmeno l’esasperazione e la frustrazione dei residenti della zona. Anzi no: proprio i residenti, nella zona che continuamente contattano la nostra Redazione, sono sempre più infuriati nel constatare la crescita incontrollata di vegetazione spontanea, l’apparizione di topi, serpenti, nutrie, volpi, cinghiali lungo l’argine.

C’è qualche altra cosa che è cambiata: il minimo di recinzione e le poche strisce colorate di pericolo apparse qualche mese, per dissuadere gli sfortunati pedoni a transitare nella zona, sono anch’essi spariti spazzati via da tempo, dal vento, dal vandalismo.

Allo stesso modo è ormai spazzata via la speranza di vedere finalmente risolto un problema che si trascina da anni. Sono volate nel vento anche alcune roboanti promesse di intervento da parte delle Autorità comunali. Al momento non si capisce chi debba fare che cosa e soprattutto non si capisce se c’è davvero qualcuno che voglia fare qualcosa per rispondere alle preoccupazioni, alle attese e alla rabbia dei residenti che chiedono rispetto per la loro dignità e maggiore considerazione per la pubblica incolumità.