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Due concerti in programma a luglio, ben 12 a settembre. E tra i residenti scatta ancora la ‘sindrome dell’ostaggio’. “Liberiamo piazza Plebiscito” è il titolo emblematico di una petizione al sindaco di Napoli, chiedendo correzioni di rotta. A promuoverla sono l’avvocato Antonella Esposito Gagliardi e la giornalista Januaria Piromallo, insieme ad una serie di associazioni. È possibile firmare in via Monte di Dio, in vari negozi e presso i portieri condominiali. L’iniziativa è rivolta, anzitutto, a chi abita lì, in via Nicotera, via Gennaro Serra e strade limitrofe a piazza del Plebiscito. L’obiettivo è sottolineare “la sempre più scarsa vivibilità della zona”. Sotto accusa “i numerosissimi spettacoli che sono organizzati oramai con abitualità” in piazza. Un malessere esploso già negli anni scorsi.

E sono diverse le problematiche denunciate. Salta all’occhio la “limitazione della circolazione veicolare“, anche “nei giorni precedenti all’evento”. La peggio tocca alle strade secondarie, soffocate dagli ingorghi. Sono le aree dove più si avverte un “aumento dell’inquinamento atmosferico ed acustico”. Tra le conseguenze, l’inaccessibilità nelle suddette strade. Un pregiudizio per i residenti “a muoversi liberamente“, ma pure per le attività professionali e commerciali. La petizione lamenta un “sensibile danno economico“. Non mancano timori per l’impatto sui monumenti delle “forti sonorità“. E c’è il capitolo sicurezza. I promotori della raccolta firma evocano “situazioni di pericolo”, dovute alla “eccessiva presenza di persone in piazza e nelle zone limitrofe”. In particolare si citano le difficoltà all’accesso “di eventuali mezzi di soccorso e di polizia”.

Ma oltre il merito, c’è il metodo. Si stigmatizza infatti l’idea di concentrare tanti eventi in zona. Viceversa “una città metropolitana e turistica” dovrebbe “delocalizzare eventi, manifestazioni e investimenti in altri quartieri della città“. Questo sia per la “maggior vivibilità di tutti”, sia per “la creazione di nuove piccole economie locali”. Non a caso, Esposito ci tiene a ricordare che “il decentramento” era nel “programma elettorale di Manfredi“. E oggi sostiene: “È una promessa mancata”.