«La parola prevenzione riempie leggi, convegni e passerelle politiche, ma quando si tratta di metterla in pratica, la realtà in Campania è un’altra. Una realtà in cui chi non può permettersi la sanità privata resta indietro, dimenticato dalle istituzioni». A denunciarlo è Marì Muscarà, consigliera indipendente della Regione Campania, dopo l’ennesimo rinvio da parte della Giunta regionale alla sua interrogazione, prevista per il Question Time del 25 giugno, su un tema delicatissimo: la diagnosi genetica precoce per soggetti con familiarità oncologica. «Stiamo parlando – spiega Muscarà – di una mutazione genetica che colpisce in particolare giovani donne, predisponendole a sviluppare tumori al seno, all’utero e alle ovaie. Sapere di avere questa mutazione può letteralmente salvare la vita. Ma per accedere alla visita genetica nei centri GOM (Gruppi Oncologici Multidisciplinari) è necessario un codice: il D99, rilasciato a seguito della valutazione del medico di base in caso di familiarità con patologie oncologiche. Peccato che in Campania questo codice non venga riconosciuto, rendendo impossibile l’accesso al test per chi ne avrebbe diritto».
Muscarà racconta di aver sollevato la questione in aula e, dopo una lunga serie di solleciti, aveva ottenuto l’inserimento del suo Question Time nella seduta del 25 giugno. «Ma oggi – aggiunge – ci è arrivata la comunicazione che la Giunta chiede il rinvio. Dicono che devono approfondire. Approfondire cosa? Una norma nazionale che perfino io conosco, pur non essendo né medico né dirigente sanitario. La verità è che non c’è volontà politica di affrontare il problema».
Una denuncia dura, che smaschera ancora una volta le falle del sistema sanitario pubblico campano. «Alla faccia della prevenzione – conclude Muscarà – che diventa un lusso per chi può permettersela. Noi però non ci fermiamo: tra 15 giorni saremo di nuovo in aula. Perché il diritto alla salute non può essere rimandato».