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“Prendo atto che talvolta un approccio ideologico quando non proprio fazioso genera autentiche mistificazioni della realtà: la sezione di Benevento dell’Anpi sulla toponomastica prende lucciole per lanterne e confonde, come in quel capolavoro musicale che compie 50 anni, gli alibi che concede facilmente ad alcuni, con le ragioni che sono oggettive e nei fatti”, lo scrive in una nota il sindaco di Benevento Clemente Mastella che ricostruisce poi la storia del cambio d’intestazione da piazza Matteotti alla denominazione Santa Sofia risalente al 1990.
Mi sembra incredibile e surreale che si addebiti a me la responsabilità dell’assenza di Giacomo Matteotti  dalla toponomastica cittadina. Fu nel ’90 che il Consiglio comunale votò, all’unanimità dei presenti, il cambio d’intestazione da piazza Matteotti a Santa Sofia: allora avvenne il passaggio. Il via libero arrivò con l’ok di tutti i presenti, tra i quali figurava l’attuale capo dell’opposizione che sedeva anche allora in Consiglio comunale. Si deliberò, in quell’occasione tuttavia, di provvedere ad intitolare a Matteotti uno spazio adeguato e di richiamo. Ma per tre decenni non è accaduto. Si sono succedute amministrazioni di ogni colore e nessuno ha mosso un dito. Per almeno dieci di questi trent’anni, la sinistra cittadina ha governato direttamente la Città, senza che il nodo-Matteotti sia stato affrontato e soprattutto senza che nessuno sollevasse il problema. Dopo 35 anni l’improvviso risveglio dal torpore con me, in maniera, che mi sembra a questo punto strumentale e farisaica: tutti si svegliano ora, alimentando una contrapposizione artefatta tra sensibilità culturali e grandi personaggi della storia nazionale”, prosegue Mastella.
“La Dc ha ricostruito questo Paese per tutti e la grandezza anzitutto di Alcide De Gasperi come pure i meriti e la statura di Fanfani e De Mita sono talmente evidenti che è grottesco anche disquisirne. Ma dov’è questo sbilanciamento, se non in chi vuole inutilmente polemizzare? Ho intitolato strade a personaggi della cultura socialista cittadina (Antonio Tibaldi e Ciccio Romano), della cultura progressista e di sinistra contemporanea (David Sassoli), ad una poetessa indipendente ma certo di cultura laica come Alda Merini. E come dimenticare la rotonda intitolata alla partigiana Maria Penna.  Nè ho dimenticato il contributo al Paese della migliore e più moderna destra intitolando i Giardini di Palazzo Mosti ad Alberto Simeone, la Mediateca della Spina Verde al senatore Msi Antonio Guarra e ho sanato storici vulnus della memoria: solo con me è nata la tradizione dell’omaggio floreale a piazzale Martiri delle Foibe, dove mancava anche la targhetta stradale. Abbiamo guardato al Vaticano e a grandi Pontefici (Giovanni XXIII, Benedetto XVI e presto Francesco) ma anche a sacerdoti amati e stimati in città come don Laureato Maio, don Carlo Lombardi e don Luigi Caturano, nè abbiamo dimenticato martiri della legalità come il Giudice ragazzino Livatino, non ho dimenticato imprenditori di rilievo, medici, espondenti delle forze dell’ordine caduti in servizio, sportivi o semplicemente giovani cui la sorte è stata avversa e che meritavano un riconoscimento memoriale. Di fronte a queste evidenze, mi attenderei serenità di giudizio e spirito di collaborazione, non certo come vedo talvolta un certo settarismo di maniera: una cosa sono i partigiani che hanno fatto la Resistenza e che ringraziamo sempre, altra è la partigianeria come atteggiamento di fronte ai fatti…”.