L’Osservatorio Regionale campano sulle condizioni delle persone private della libertà personale ha lanciato un appello accorato, unendosi alle numerose voci che hanno già manifestato inquietudine per la situazione critica che sta attraversando l’Ufficio del Garante Nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale.
Il timore è legato alle dimissioni a catena di figure chiave dell’organismo: un’emorragia di competenze che rischia di compromettere la capacità del Garante di svolgere con efficacia il proprio delicato ruolo di vigilanza e tutela.
Un’istituzione che ha saputo garantire trasparenza e giustizia
Nel corso degli anni, il Garante Nazionale ha rappresentato un punto di riferimento nel monitoraggio delle condizioni delle persone detenute, con ispezioni rigorose nei luoghi di privazione della libertà, relazioni dettagliate al Parlamento e un costante sostegno alle azioni giudiziarie contro gli abusi.
Particolarmente significativa, come ricordato dall’Osservatorio Regionale, è stata l’azione legale intrapresa nel processo sui drammatici fatti accaduti nel 2020 nella Casa circondariale di Santa Maria Capua Vetere, dove oltre cento imputati devono rispondere di reati come torture, maltrattamenti, lesioni, falsi e depistaggio. “Non può non preoccupare la rinuncia all’incarico dello storico difensore del Garante Nazionale, l’avvocato Michele Passione, impegnato nella costituzione di parte civile in quel processo”, sottolinea l’Osservatorio. Ad oggi, l’ufficio non ha ancora nominato un nuovo legale per la prosecuzione dell’azione civile.
Un vuoto di competenze e di azione
Alle dimissioni dell’avv. Passione si sono aggiunte quelle degli avvocati Antonella Calcaterra e Maria Brucale, esperti del settore che hanno più volte evidenziato criticità interne: dall’omissione della relazione annuale al Parlamento, alla riduzione delle ispezioni senza preavviso, fino al rischio di superficialità nelle visite.
L’atteggiamento dell’attuale dirigenza, che ha minimizzato l’impatto delle dimissioni parlando di “nessuna difficoltà a sostituire gli esperti”, appare in contrasto con la gravità della situazione. “Ci preoccupa questa linea di sufficienza, omogenea a quella del DAP, e la scarsa consapevolezza del ruolo dell’Ufficio del Garante di fronte all’emergenza carceraria mai affrontata realisticamente”, denuncia l’Osservatorio campano.
La vigilanza come strumento di garanzia democratica
In un momento storico segnato da crescenti spinte securitarie e da un controllo penale sempre più invasivo, la funzione del Garante Nazionale appare ancora più necessaria. “La trasparenza nei luoghi in cui si esercita il contenimento dei corpi – conclude l’Osservatorio – deve essere garantita da un’attività di vigilanza realmente indipendente, come si addice a un’autorità di garanzia”.
L’auspicio è che le istituzioni sappiano restituire autorevolezza e operatività a un presidio fondamentale per la tutela dei diritti umani.