“Sia pure a distanza di anni la vicenda che ha coinvolto agenti penitenziari di Santa Maria Capua Vetere si ridimensiona sino ad assumere i suoi aspetti reali da contestualizzare alla situazione di quel carcere campano al 2020”. Così Aldo Di Giacomo, segretario generale del S.PP., commenta la notizia che “il messaggio in chat «li abbattiamo come vitelli» non è stato scritto da agenti in servizio al carcere di Santa Maria Capua Vetere o comunque da altri poliziotti penitenziari che hanno partecipato alla perquisizione straordinaria nel carcere casertano poi degenerata in violenze il 6 aprile 2020 ma da un poliziotto penitenziario in servizio al carcere milanese di San Vittore, che non ha preso parte ai pestaggi”.
“Già da tempo registriamo provvedimenti giudiziari come la sentenza della Corte di Cassazione del novembre 2024 che, respingendo il ricorso della Procura, ha confermato la riammissione in servizio di 23 agenti della Polizia Penitenziaria presso la casa circondariale di Santa Maria Capua Vetere, sospesi a seguito dei fatti dell’aprile del 2020, che – aggiunge
– contribuiscono alla piena legittimazione del Corpo di Polizia Penitenziaria, oggetto da anni da troppi e generalizzati attacchi palesi ed occulti. Per noi – continua – è sempre più urgente la modifica radicale del reato di tortura, poiché così come previsto, di fatto impedisce di compiere qualsiasi tipo di attività di contrasto alle violenze che quotidianamente interessano tutti gli istituti del Paese. Con il decreto sicurezza del Governo è stato fatto un primo passo verso la tutela del lavoro del personale penitenziario, ma da solo non basta. Si tratta contestualmente di incrementare le pene per i detenuti autori di aggressioni e violenze che invece per la gran parte restano impuniti; stilare chiare linee guida e protocolli per la gestione degli ingaggi che prevedono l’uso della forza fisica, nel caso sia necessario ripristinare l’ordine e la sicurezza all’interno delle strutture penitenziarie, senza incorrere nel rischio di essere incriminati per reato di tortura. La situazione è sfuggita al controllo dello Stato: Il numero di aggressioni agli agenti, specie in questo primo scorcio d’estate, ha superato il 180% in più dello stesso periodo dello scorso anno, con conseguenze sempre più gravi per gli agenti. La situazione ha ampiamente superato il livello di guardia, con il rischio che ci possa essere una prima vittima fra il personale. Il ferimento di un agente nel carcere di San Gimignano (Siena) da parte di alcuni detenuti del reparto Alta Sicurezza, agente ridotto in gravi condizioni, è purtroppo solo un nuovo campanello d’allarme”.