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Il Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Caserta ha dato esecuzione ad un decreto di sequestro preventivo per equivalente, emesso dal G.I.P. del Tribunale di S. Maria Capua Vetere, su richiesta della Procura della Repubblica, fino alla concorrenza della somma di oltre 26.500.000 di euro nei confronti di 20 soggetti, responsabili, a vario titolo, dei reati di emissione ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, omessa dichiarazione, indebite compensazioni di crediti d’imposta inesistenti, di indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato e di riciclaggio dei proventi illeciti. 

L’esecuzione del provvedimento ad opera della Compagnia G. di F. di Capua costituisce l’epilogo di un’articolata attività d’indagine, scaturita da un controllo fiscale intrapreso dai finanzieri nei confronti di una società “cartiera” e da alcune verifiche fiscali condotte dalla Direzione Provinciale di Caserta dell’Agenzia delle Entrate nei confronti di società con sede nella provincia di Caserta, finalizzati ad accertare l’origine e la liceità dei crediti d’imposta per Investimenti nel Mezzogiorno e per attività di Ricerca e di Sviluppo, di cui le stesse avevano beneficiato. successivi accertamenti, delegati dalla Procura della Repubblica alla Compagnia di Capua in attuazione del Protocollo Investigativo in materia di reati tributari siglato tra l’Autorità Giudiziaria con il Comando Provinciale della Guardia di Finanza e la Direzione Provinciale dell’Agenzia delle Entrate di Caserta, hanno consentito, anche attraverso l’ausilio di indagini tecniche e bancarie, di ricostruire – sebbene nella fase embrionale delle indagini preliminari -un complesso meccanismo fraudolento utilizzato dagli indagati e consistente nella generazione di crediti d’imposta fittizi attraverso l’emissione e l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti e simulazioni negoziali per consentire ai terzi soggetti beneficiari di utilizzare in compensazione i crediti d’imposta fittizi ricevuti da società cartiere o prossime al fallimento, azzerando pertanto qualsivoglia onere tributario. Nello schema delittuoso posto in essere, attraverso professionisti e soggetti “prestanome” compiacenti, le società cartiere acquisivano da altre società cartiere o prossime al fallimento brevetti inesistenti, che venivano poi utilizzati per presentare delle comunicazioni per la fruizione di crediti d’imposta per Investimenti nel Mezzogiorno (C.I.M.). Questi venivano successivamente trasferiti a terzi soggetti economici, attraverso cessioni di rami d’azienda o l’emissione di fatture, potendo essere a loro volta utilizzati in compensazione d’imposta, consentendo l’evasione dei tributi. Nel corso delle indagini sono emerse ulteriori fattispecie di reato a carico di alcuni indagati, tra cui l’indebita percezione di erogazioni pubbliche, quali contributi a fondo perduto a sostegno delle imprese previsti dal D.L. 34/2020 (cd. Decreto “rilancio”), dal D.L. 41/2021 (cd. Decreto “sostegni”) dal D.L. 73/2021 (cd. Decreto “sostegni bis”) e l’indennità di disoccupazione attraverso l’instaurazione di un rapporto di lavoro fittizio ed il riciclaggio dei proventi illeciti derivanti dalle attività delittuose, attraverso cui un soggetto ha acquistato un intero fabbricato con terreno pertinenziale nel comune di Cancello ed Arnone.

Si precisa che il procedimento si trova nella fase delle indagini preliminari, che gli odierni indagati sono da ritenersi innocenti fino a sentenza definitiva e che la misura cautelare è stata adottata senza il contraddittorio che avverrà innanzi al Giudice terzo che potrà anche valutare l’assenza di ogni forma di responsabilità in capo agli indagati.