Nove denunce per resistenza aggravata e altrettante notifiche di avvio indagine, per gli attivisti Pro Palestina a Napoli. Ma loro sospettano che altre ne siano in arrivo. Nel mirino le proteste del 15 ed il 27 maggio scorsi. Una è stata inscenata durante la tappa napoletana del Giro d’Italia. Gli attivisti contestavano la presenza della Israel-Premier Tech, squadra israeliana. La seconda manifestazione si è tenuta durante la cena di gala del vertice Nato sulla sicurezza del Mediterraneo. “Non ci faremo intimidire” hanno detto oggi gli antagonisti, in una conferenza stampa a piazza San Domenico Maggiore.
Le persone denunciate provengono dal centro sociale Mezzocannone Occupato e da altre sigle. “Da tempo denunciamo le tendenze autoritarie che – ha affermato Davide Dioguardi, della Rete A Pieno regime Napoli – si stanno consumando nel nostro paese: ne sono una prova le aperture d’indagini che stanno arrivando da martedì, ne è una prova l’irrespirabile clima da stato di Polizia favorito dal governo Meloni”. A chi domandava cosa fosse successo nei giorni delle manifestazioni, ha risposto Marta Di Giacomo del Laboratorio Insurgencia. “Una cosa molto semplice – ha sostenuto -: Napoli – che è città di pace ma tutt’altro che pacificata – non ha permesso né alla squadra Israeliana partecipante al giro d’Italia né ai lord della guerra dell’Alleanza Atlantica di fare la propria passerella indisturbati”. Insomma, ha spiegato l’attivista: “Vogliamo stare dalla parte giusta della storia: contro la guerra ed il genocidio del popolo palestinese”.
La conferenza stampa, ben presto, si è trasformata in un happening. I giovani del centro sociale hanno esposto i ritratti di Donald Trump, Antonio Tajani ed altri leader occidentali. Ad ognuno hanno affibbiato una scritta, con epiteti come “guerrafondai” e “imperialisti”. Poco dopo, si sono spostati sotto la vicina sede di Fratelli d’Italia. E lì è scattata un’altra contestazione, tra striscioni e vernice. “Un segnale chiaro – hanno dichiarato gli attivisti – per ribadire che non ci arrenderemo né dinanzi alle provocazioni della Questura né tanto meno dinanzi al clima da Ungheria di Orban che l’esecutivo vuole imporre a tutto il paese”.